FIUMICINO -Erano le 9 del mattino del 27 dicembre del 1985 quando un gruppo di terroristi arabi entro all’aeroporto di Fiumicino aprendo il fuoco sui passeggeri in coda ai banchi della compagnia aerea israeliana El Al e dell’americana TWA. Tra le vittime italiani, americani, messicani, greci e un algerino. Una vera e propria tragedia con 13 vittime e più di 80 feriti. Dei quattro terroristi che parteciparono all’attentato, tre furono uccisi dalle guardie della sicurezza, uno, Ibrahim Khaled, fu catturato vivo dalla Polizia e condannato a 30 anni di reclusione. E proprio lui ora, a distanza di anni da quella strage, non c’è più. A quei tempi non aveva neanche 18 anni ed era già un componente della cellula estremista di Abu Nidal, contrario alla pace in Medio Oriente. Chiuso nel carcere di Rebibbia, Ibrahim Khaled si è dichiarato pentito e ha iniziato a studiare fino ad ottenere una laurea in scienze politiche con una tesi sui diritti umani. Dopo 25 anni di reclusione da “detenuto modello”, Khaled uscì all’età di 43 anni e trovò un impiego nella pulizia dei parchi. Martedì 16 febbraio 2021, mentre usciva per andare a lavoro è stato colto da un improvviso malore. Si è spento così Ibrahim Khaled: a più di 35 anni dalla strage di Fiumicino se ne va portando con sé un ricordo indelebile e buio della storia d’Italia.


