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    Porto
    26 Febbraio 2021
    Merci e contenitori: ora il porto di Civitavecchia vira sull’export
    Il punto del presidente dell'Adsp Pino Musolino

    CIVITAVECCHIA – Bene le crociere, altrettanto bene le Autostrade del mare, settori sui quali bisogna mantenere alto il livello. Ma oggi più che mai il porto di Civitavecchia ed il network in generale vogliono puntare a rilanciare le merci. Perché il Covid ha insegnato una cosa fondamentale: l’importanza di differenziare i traffici. Lo ha ribadito il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro settentrionale Pino Musolino che, a due mesi dall’insediamento, ha tracciato un primo bilancio guardando al futuro con soddisfazione, nonostante le tante criticità ereditate dal passato.

    “La morte annunciata e non gestita per tempo del traffico del carbone e l’azzeramento delle crociere hanno messo in crisi lo scalo – ha spiegato – oggi occorre recuperare quel gap infrastrutturale e competitivo per aggredire il settore delle merci. Le potenzialità ci sono anche per penetrare in uno dei mercati più in crescita in termini assoluti, come quello del nord Africa”. Ma non solo. Perché per Musolino occorre rilanciare assolutamente l’export. “Non ci sono volumi sufficienti – ha aggiunto – o perché non vi sono sufficienti imprese ed industrie alle spalle del porto che generano adeguati volumi, o che non li generano in direzione del porto di Civitavecchia. Allora dobbiamo capire quali sono i motivi, se dipende da una scarsa promozione, da una poca conoscenza delle nostre potenzialità e da un’insufficienza di infrastrutture, tutti aspetti su cui poter intervenire per creare le condizioni affinché le navi non partano più vuote o semivuote e, di conseguenza, fare in modo di garantire un volume di traffico adeguato che possa generare anche un valore aggiunto sul territorio, con l’insediamento di nuove imprese ed aziende e quindi con la creazione di nuova e stabile occupazione che credo sia la cosa a cui bisogna mirare. Questo è il momento ideale per quella svolta che i porti di Roma meritano”.

    Ad oggi il problema principale da risolvere è il nodo del bilancio, bocciato il giorno precedente la nomina di Musolino a Molo Vespucci.  “Mi sono trovato di fronte un situazione impietosa, a tratti tragica” ha confessato il numero uno dell’ente. “Abbiamo avviato – ha aggiunto – una ricognizione di quelle che sono le debolezze, non solo strutturali, andando a predisporre una serie di soluzioni tecniche da presentare per garantire risposte efficienti, mettere in sicurezza l’ente ed ottimizzare le sue risorse, anche dal punto di vista del personale dipendente”. Importanti per il futuro prossimo e per il rilancio dei porti di Roma saranno anche i finanziamenti che si riusciranno ad intercettare dall’Europa e dal Governo, che andranno comunque in conto capitale, e quindi dirottati sugli investimenti, e non potranno essere utilizzati come spesa corrente, dove l’ente è più debole. Due gli obiettivi del presidente Musolino, in tal senso. “Sicuramente un investimento andrà fatto sul collegamento dell’ultimo e penultimo miglio da e per il porto che ha necessità di collegarsi con l’entroterra produttivo e manifatturiero del Lazio – ha aggiunto – e poi su quella che è la darsena energetico grandi masse: un nuovo terminal container, aumentando la capacità in termini di banchine per poter ospitare anche le navi più grandi e sfruttando i 18 metri di pescaggio che altri porti ci invidiano, garantendo le infrastrutture necessarie”.