TARQUINIA – Un piano di rilancio del Carciofo Romanesco del Lazio Igp attraverso un’azione diretta sul consumatore. E’ « quanto previsto da un’ iniziativa che vede impegnato il consorzio di tutela per il prodotto riconosciuto Igp nel 2002. Il Carciofo Romanesco del Lazio – segnala una nota.- viene coltivato nei territori di Montalto di Castro, Canino, Tarquinia (provincia di Viterbo), Allumiere, Tolfa, Civitavecchia, Santa Marinella, Campagnano, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Roma, Lariano (Roma), Sezze, Priverno,Sermoneta, Pontinia (Latina). È indicato che il carciofo si riconosce per la forma sferoidale e compatta, la dimensione notevole e il colore che vira dal verde al violetto. La particolarità del prodotto, rispetto agli altri, è che »nel Carciofo Romanesco del Lazio Igp lo scarto è minimo, perché anche le brattee più esterne, salvo le prime, si possono mangiare, grazie alla quasi totale assenza delle spine«. Ilperiodo di raccolta va da fine gennaio fino ad aprile. Dal punto di vista produttivo L’Organizzazione dei produttori Agrinsieme produce circa il 90% del Carciofo Romanesco del Lazio Igp: sol onel 2020 ha prodotto quasi 1.300.000 carciofi certificati. Tra gli aderenti all’organizzazione la cooperativa Agorà. »Vogliamo-conclude Giovanni Ricci, presidente della Cooperativa Agricola Agorà- raccontare il prodotto direttamente al consumatore, anche se la pandemia sta rendendo difficile questa azione. Per il 2021 erano stati programmati vari eventi in Gdo, workshop e show cooking, ma purtroppo sono stati annullati. Noi comunque non demordiamo: nell’attesa che la situazione migliori, ci stiamo inventando altre soluzioni, trovando altre strade«.

