Don Ivan Leto*
Dopo il racconto della guarigione della figlia di Giairo, Marco narra un episodio che potremmo intitolare “il rifiuto di Nazaret”. Quelli del suo stesso popolo non accettarono Gesù. Non potevano capire che un loro compaesano, di umile origine e con nessuna reputazione sociale, fosse l’inviato di Dio. Alcuni direbbero, una visita inutile di Gesù, il Messia, al suo popolo. Marco 6,1-6 non si limita a narrare un aneddoto che mette in rilievo la tendenza umana a sminuire le persone che ci stanno accanto e i valori della nostra cultura. Non a caso lo stesso Gesù cita il proverbio “nessuno è profeta nella sua patria”, applicandolo a sé stesso. L’intenzione di Marco, invece, è molto più profonda: vuole trasformare questo aneddoto in un paradigma, dell’incredulità non solo di Nazaret ma di tutto il popolo d’Israele. Il nostro testo potrebbe essere inteso come illustrazione del severo giudizio che risuona in Giovanni 1,11: “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”. L’ostacolo che impedì loro di credere: un falegname, non poteva essere il Messia, secondo il loro parere. Paradossalmente, la loro incredulità provoca lo stupore di Gesù che “si meravigliava della loro incredulità”, poiché non si aspettava questa reazione da parte dei suoi concittadini. Bisogna accettare che Dio si rivela nella povertà di una storia troppo umana. Solo chi accetta questa sfida potrà scoprire che Dio si rivela anche nell’ordinaria banalità dei nostri giorni.
*Don Ivan Leto
Parroco di San Gordiano
Diocesi Civitavecchia – Tarquinia

