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    Speciale medicina
    30 Settembre 2021
    Malattie cardiovascolari le auspicano il 63% dei medici
    “Nuove connessioni medici-pazienti”

    Il cuore degli italiani è sempre più a rischio: le malattie cardiovascolari restano ancora la prima causa di morte in Italia, causando il 34,8% di tutti i decessi (31,7% negli uomini e 37,7% nelle donne), nonostante ciò, prevenzione, accesso alle cure e aderenza al trattamento rimangono disattesi e l’impatto del Covid-19 ha ulteriormente peggiorato lo stato dell’arte. In occasione della Giornata mondiale del Cuore 2021, Sanofi con Iqvia, e in collaborazione con la Fondazione Italiana per il Cuore ha realizzato una nuova ricerca basata sui dati di Real World per analizzare le criticità emerse e una survey condotta su un panel di cardiologi, internisti, diabetologi e medici di medicina generale.

    Dopo aver registrato il senso di isolamento e le paure di pazienti e caregiver durante il primo lockdown (“Il cuore batte nel web”: studio sulle discussioni di pazienti e caregiver sul web durante i mesi del lockdown), Sanofi rinnova il proprio impegno nell’ascolto delle esigenze in ambito cardiovascolare proseguendo quest’anno con un’analisi puntuale dell’impatto del Covid-19 su nuove diagnosi, gestione e terapie con l’obiettivo di identificare le strategie ottimali per garantire prevenzione, accesso e continuità di cura.

    “Il messaggio che lanciamo quest’anno in occasione della Giornata mondiale ribadisce l’importanza di sensibilizzare il cittadino e il paziente a prendere a cuore la propria salute cardiovascolare e a contribuirvi in modo attivo. Da qui il senso della campagna “Usa il Cuore per restare connesso con il tuo Cuore”, ha evidenziato Emanuela Folco, Presidente Fondazione Italiana per il Cuore.

    Lo studio si è focalizzato sui pazienti affetti da dislipidemia (in particolare, ipercolesterolemia) e malattie ischemiche del cuore (quali malattie coronariche aterosclerotiche) confrontando il periodo post-pandemia (febbraio 2020-giugno 2021) con il trend storico del 2019. Dopo la drammatica contrazione registrata durante il primo lockdown, l’analisi ha mostrato un parziale recupero dei ritardi diagnostici a partire dalla seconda metà del 2020.