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    Speciale medicina
    30 Settembre 2021
    Con il sistema “Pascal” il tasso di sopravvivenza è dell’80%
    Valvole cuore malate, un dispositivo le ripara

    In Italia, secondo la Società italiana di cardiologia interventistica (Gise), oltre un milione di over 65 (il 12,5%) soffrono di malattie delle valvole cardiache. Tra queste patologie, la stenosi della valvola aortica e l’insufficienza della valvola mitralica sono nettamente le più frequenti, ma anche l’insufficienza della valvola tricuspide si riscontra spesso nella popolazione generale, spiegano gli esperti che illustrano le caratteristiche e i benefici di “Pascal”, “il più recente dispositivo messo a punto” per l’intervento mininvasivo sulla valvola malata (procedura transcatetere). Un sistema “indicato per la riduzione del rigurgito delle valvole mitrale e tricuspide”, che ha mostrato “un tasso di sopravvivenza dell’80%” nei pazienti arruolati negli studi clinici disegnati per valutarne i vantaggi.

    Gli specialisti Gise stimano “in oltre 600mila il numero di persone che soffrono di insufficienza mitralica moderata o grave, considerando che la percentuale di popolazione over 75 con insufficienza mitralica sia pari al 10%, mentre l’insufficienza tricuspidale interesserebbe lo 0,8% della popolazione, che diventa il 5,6% delle donne e l’1,5% degli uomini sopra i 70 anni”. E “sebbene le malattie valvolari possano impattare notevolmente sulla qualità della vita di chi ne soffre, sono ancora poco conosciute e spesso trascurate”, sottolineano gli esperti: secondo un’indagine condotta da Global Heart Hub nel 2019, solo il 7,6% degli italiani ultra 60enni è in grado di definire correttamente la malattia valvolare cardiaca e soltanto il 6,2% è preoccupato per questa patologia, rispetto ad altre malattie come cancro (41,5%) e Alzheimer (28%).

    Per queste malattie esistono oggi trattamenti innovativi e alternativi alla chirurgia tradizionale “a cuore aperto”, che permettono di sostituire o riparare la valvola malata attraverso una procedura transcatetere. L’intervento, mininvasivo, non richiede l’arresto del cuore o l’apertura del torace e spesso si svolge in anestesia locale.