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    Lettere
    4 Gennaio 2022
    POST@ IN REDAZIONE
    La leggenda di Leandro. In ricordo di Odoardo Toti
    Almanacco civitavecchiese

    Padre Alberto con le sue belle e robuste pagine ha indirizzato e influenzato i successivi storici della città, prima di tutti Carlo Calisse, che nell’austera cameretta gli poneva mille domande. Gli storiografi di Civitavecchia suoi predecessori, il Molletti, il Torraca, il Frangipani, il Manzi e l’Annovazzi, che lui ricorda in una nota del primo volume della Storia della marina pontificia non menzionano Leandro. Prima padre Alberto e poi Carlo Calisse hanno edificato il mito del vecchio marinaio Leandro.

    La leggenda di Leandro ancora oggi è considerata da molti civitavecchiesi la vera storia della fondazione della loro Città, confortati in questo dallo stemma del Comune in cui le lettere O.C. sono ancora lette come “Ottimo Consiglio” e la quercia, simbolo di maestà della nostra Comunità, è identificata con quella che ospitò sotto la sua ombrosa fronda il consiglio degli anziani di Cencelle. A Carlo Calisse la Città di Civitavecchia affida l’onore di ricordare padre Alberto con la solenne commemorazione al Teatro Traiano e con la stesura della lapide che viene posta sul palazzo avito dei Guglielmotti. Calisse negli anni successivi, quando elabora e pubblica la sua fondamentale Storia di Civitavecchia, fa alcuni passi indietro a riguardo di Leandro: nella prima edizione del 1898, parla di commovente tradizione popolare ma già nella seconda edizione del 1936 tratteggia la leggenda e tradizione con maggiore prudenza e distacco.

    Dedico queste pagine di ricerca e fantasia ad Odoardo Toti nel giorno in cui avremmo festeggiato il suo novantunesimo compleanno se non ci avesse lasciato pochi mesi fa, il 16 maggio 2021. Odoardo Toti fu un profondo ed innovativo studioso delle origini di Civitavecchia e fu un attento lettore dell’epistolario inedito del Guglielmotti. Da lui abbiamo appreso la verità su Cencelle e Civitavecchia, la loro esistenza in parallelo, la denuncia degli errori commessi dai due grandi storici, forse per ingenuità, nell’accettare passivamente la leggenda di Leandro o forse a crearla. Le sue ricerche storiche e archeologiche sul campo e le successive campagne archeologiche portate avanti dall’Università La Sapienza hanno confermato che Cencelle visse molto più dei trentacinque anni ipotizzati dal Guglielmotti e che la moderna Civitavecchia rinacque fra il X e l’XI secolo.Leandro rimane allora una bella leggenda che tale deve rimanere ma passeranno decenni perché i civitavecchiesi meno attenti ai progressi della ricerca storiografica diventino padroni di questa realtà storica.E dovranno dire grazie soprattutto a Odoardo Toti.

    Enrico Ciancarini