“Ristorazione collettiva, rischio 30mila esuberi”
Economia e Lavoro
4 Marzo 2022
Lo sostiene il presidente di Anir Confindustria Massimiliano Fabbro
“Ristorazione collettiva, rischio 30mila esuberi”

Roma – “Al di là degli effetti diretti della pandemia che sono stati devastanti, il nostro settore, quello della ristorazione collettiva, avrà poi degli effetti permanenti per effetto dello smart working. Il lavoro agile infatti determinerà una contrazione definitiva degli addetti al lavoro fuori casa, e questo porterà necessariamente a un esubero del numero dei lavoratori nei termini di almeno il 20% della nostra forza lavoro nel nostro settore, che esprime un fatturato di 6 miliardi di euro e occupa 150mila addetti. Il 20% di essi, quindi, sono 30mila, che al termine del blocco dei licenziamenti necessariamente dovranno essere ricollocati. L’85% di questi collaboratori sono donne e quindi parliamo di decine di migliaia di donne, a bassa scolarità, che all’improvviso si troveranno fuori dal mercato del lavoro, con un forte impatto sociale”. E’ l’allarme che, intervistato da Adnkronos/Labitalia, lancia Massimiliano Fabbro, presidente di Anir Confindustria, l’Associazione nazionale delle imprese della ristorazione collettiva.

“Abbiamo chiesto un tavolo con il ministero del Lavoro – sottolinea Fabbro – per trovare una soluzione. Adesso siamo ancora nelle condizioni di essere proattivi per trovare una ricollocazione a questi nostri collaboratori, fra un anno non lo saremo più”, avverte in conclusione il presidente dell’associazione confindustriale.

“Stiamo lavorando a un nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro perchè il nostro settore ha delle modalità organizzative peculiari. Le risorse umane sono fondamentali, i nostri collaboratori sono la nostra principale ricchezza, devono essere valorizzati, ma attraverso uno strumento snello e maggiormente aderente a quelle che sono le peculiarità di produzione di pasti per grandi collettività in condizioni innanzitutto di grande sicurezza”, annuncia.

Un comparto, quello della ristorazione collettiva, che guarda al futuro puntando sull’innovazione. “Il nostro settore è estremamente all’avanguardia facendo una comparazione con le altre nazioni occidentali. I nostri operatori nell’erogazione del servizio si trovano sottoposti alle normative più stringenti e rigorose a livello mondiale, che sono poi quelle del settore alimentare”, sottolinea Fabbro. E per il presidente di Anir “il nostro futuro passa attraverso una riqualificazione delle risorse umane ulteriore, per fare fronte a una modalità di servizio, anche se più contenuta, di sempre maggiore qualità e di valorizzazione della nostra filiera agroalimentare”, continua.

Anche perchè il servizio offerto è rivolto a un’utenza molto variegata. “La nostra ristorazione -sottolinea ancora Fabbro- è rivolta anche ai soggetti fragili che possono essere i bambini negli asili, i degenti negli ospedali e nelle Rsa. Il nostro è un settore industriale che ha grande attenzione alla propria utenza e che quindi in questo momento ha necessità di una grande attenzione da parte del governo,specie in questo momento di rilancio del Paese”, aggiunge.

“Le nostre produzioni alimentari -ribadisce Fabbro- sono governate dall’igiene e dalla sic
urezza e dall’attenzione organolettica ma secondo questa scala di priorità”. “Noi non ci occupiamo di svago, come la ristorazione tradizionale, il nostro è un servizio industriale alle collettività che deve essere svolto, nell’ordine: in condizioni di assoluto rigore igienico sanitario, di sicurezza per i nostri clienti e per i nostri operatori nei luoghi di lavoro, e certamente con una grande attenzione agli aspetti della gradibilità organolettica che ci ha sempre comunque contraddistinto”, conclude.