daria geggi
È iniziata ieri, e andrà avanti probabilmente per tutta la settimana, la serrata delle marinerie italiane. E Civitavecchia, che è stata tra le prime a far sentire la propria voce e ad ospitare una delle riunioni a livello nazionale, non sio è tirata indietro.
Da ieri i pescherecci sono a terra. Non esce nessuno. Il problema è quello legato al caro carburante, anche se in realtà è soltanto la punta dell’iceberg. Perché la categoria, negli anni, ha dovuto far fronte ad una serie di problemi parando colpi provenienti da più parti, a livello nazionale ed europeo, e dovendo da sempre fare i conti con una concorrenza sleale, rappresentata da chi non sembra essere sottoposto alle stesse regole. Eppure, nonostante tutto, non si è mai fermata; e anche durante la pandemia si è confermata un punto di riferimento, mettendosi a disposizione della popolazione, consegnando pesce fresco sempre e comunque. Ma oggi il gioco non vale la candela. “Ci hanno ridotto a brandelli” recita uno degli striscioni affissi ad uno dei pescherecci ormeggiati in Darsena Romana. «In pochi giorni si è passati da 0,85 a 1,10 con rischio di giungere a 1,30 euro al litro – ha spiegato
Salvatore Cicatello
, presidente della cooperativa Marinai e Caratisti
(nella foto a destra)
– oggi non possiamo sostenere questa situazione».
«Le prospettive sono funeste – ha aggiunto
Massimiliano Sardone
di Uila Pesca – questo è il risultato di trenta anni di disattenzione nei confronti di un settore che non è tutelato sotto il profilo della sicurezza, previdenziale. Da anni chiediamo il riconoscimento di lavoro usurante, ma niente. Oggi le imprese, che gridano l’allarme da mesi, sono costrette a fermarsi. C’è un emendamento al decreto energia sul quale speriamo il Governo possa dare risposta immediata alle imprese, ma poi serve dare dignità a questo settore». I pescatori locali hanno chiesto intanto un incontro al comandante del porto e, insieme alla Uila, anche al Prefetto di Roma, per evidenziare quelle che sono le criticità attuali. Intanto oggi, così come avverrà in tutti gli scali d’Italia, i pescatori andranno negli uffici delle Capitanerie di Porto per consegnare i documenti delle imbarcazioni senza sbarcare i marinai: un gesto che gli armatori hanno deciso per non far perdere lo stipendio ai dipendenti, senza perdere le giornate di pesca.
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