Politica
9 Marzo 2022
REFERENDUM Il consigliere comunale di opposizione Francesco Settanni chiama a raccolta i cittadini in vista del voto del 27 marzo
«Project financing, l ’operazione costa alla comunità molto più cara di quanto costerebbe se gestita in modo classico»

SANTA MARINELLA – Il consigliere comunale di opposizione Francesco Settanni, chiama a raccolta i cittadini, in vista dei referendum in programma il 27 marzo, quando verranno chiamati ad esprimere la loro volontà in merito alla futura utilizzazione di alcuni beni pubblici comunali sui quali l’attuale amministrazione vorrebbe avviare dei progetti di finanza. “Vediamo quindi quali sono questi beni pubblici – dice Settanni – i parcheggi a raso, cioè le strisce blù, il cimitero comunale, la farmacia comunale, l’area ex fungo e lo stabilimento balneare comunale Perla del Tirreno. E’ quindi mia intenzione spiegare cosa questo comporti per la città affinché la volontà che ciascuno di voi esprimerà sia la più consapevole possibile. Tratterò prima gli aspetti più generali e tecnici per poi concludere nell’ultima conversazione con alcune considerazioni di carattere politico. La città sta vivendo un tempo in cui le grandi trasformazioni messe in atto dall’attuale amministrazione sperimentano una fase particolarmente difficile. L’amministrazione, ed in generale il soggetto pubblico, mostrano sempre una maggiore difficoltà nell’elaborare e gestire i piani finalizzati al recupero o alla gestione della città e del territorio. Si osserva innanzi tutto una desolante mancanza di quella che potremmo definire cultura pubblica, o cultura dei beni comuni, cioè di quella capacità di pensare alla costruzione della città come luogo partecipato e condiviso, spazio privilegiato delle relazioni sociali e bisognoso di qualità dei luoghi. Soprattutto si nota una grandissima indifferenza, se non vera e propria ostilità, verso temi quali l’inclusione territoriale e sociale, mentre cresce una sempre più forte visione della città come luogo della competizione, elitaria ed escludente, e in definitiva non ospitale nemmeno nei confronti degli stessi abitanti. A tutto ciò si aggiunge, da parte dell’amministrazione, una capacità di spesa sempre minore o soggetta a vincoli, che relegano il soggetto pubblico ad una marginalità decisionale e ad una sudditanza operativa sempre più marcata a vantaggio di grandi operatori privati. I quali ovviamente non hanno nessun interesse di comprendere le grandi sfide sociali che dovrebbero interessare la nostra città. Lo strumento dei project financing, può essere inquadrato in questo scenario di scarsità come un sistema indiretto di realizzazione di opere pubbliche attraverso l’opera e il finanziamento privato. In linea teorica dovrebbe consentire un risparmio di spesa, e permettere ad alcuni grandi investitori di realizzare le cosiddette grandi opere. Tecnicamente quindi consente di realizzare opere pubbliche senza oneri finanziari immediati per la pubblica amministrazione. Il meccanismo è sintetizzabile con questo schema, la pubblica amministrazione identifica le opere ed i servizi necessari per la collettività e ne affida mediante un bando la realizzazione e la gestione ad un soggetto privato che agisce secondo una logica di libera concorrenza, quindi teso a massimizzare il proprio profitto. Il privato che si aggiudic
a la gara realizza con propri fondi l’opera e recupera l’investimento mediante gli introiti derivanti dal canone percepito o dalla gestione del servizio e dell’opera, per tutto il tempo stabilito dalla convenzione. Il soggetto privato promotore dell’intervento, per realizzare l’opera, fa ricorso a finanziamenti, erogati in forme diverse e con mutevoli schemi associativi, ottenuti da istituti di credito. Le garanzie ovviamente sono prestate in ultima istanza dal soggetto pubblico. Il canone, o più spesso i ricavi, della gestione del servizio in concessione molte volte non risultano sufficienti per il recupero dell’investimento. In questo caso è necessario intervenire per evitare il fallimento del privato. La previsione di incasso dalla vendita del servizio è spesso sopravvalutata, anche in funzione della necessità di accedere, in fase iniziale, a finanziamenti. Il soggetto privato è per definizione poco o per nulla trasparente. Tutta la gestione del servizio passa dalla modalità pubblica a quella privata, con le conseguenze prevedibili, perdita di visibilità, assenza di controllo pubblico, decisione del contraente di privilegiare soggetti solventi o di rivolgersi ad alcuni segmenti e non ad altri. Esempi recenti insegnano che le grandi opere realizzate in project versano tutte in profondo deficit. Il soggetto privato non si assume mai il rischio d’impresa e pertanto non ci rimette nulla. Le banche non subiscono perdite ed il denaro prestato è sempre stato prima garantito e poi restituito dal soggetto pubblico, cioè dai cittadini”. “Il costo della prestazione invece – conclude Settanni – aumenta e la pubblica amministrazione è costretta più volte ad intervenire per ripianare debiti o garantire da ogni tipo di default, per salvaguardare il servizio pubblico. Alla fine l’operazione costa alla comunità molto più cara di quanto costerebbe se gestita in modo classico».