CERVETERI – Voleva aiutare in prima persona i tanti profughi che in queste ore, in questi giorni stanno varcando il confine ucraino per poter trovarela salvezza. E così è partito alla volta della Romania dove è diventato volontario della onlus Fight for Freedom. Si chiama Leandro Oliveri, è volontario del campo fratino di Torre Flavia e vive a Marina di Cerveteri. «Ogni giorno, dal confine di Siret arrivano dai 5mila ai 7mila profughi – ha raccontato Leandro – Sono soprattutto donne e bambini, ma tra loro c’è anche qualche anziano». Loro, i profughi, attendono anche oltre 6 ore al confine prima di poter lasciare l’Ucraina. A controllare i documenti per l’uscita del Paese, con turni anche massacranti, ci sono solo 3 o 4 poliziotti di frontiera ucraini (tutti gli altri sono impegnati nella guerra). Una lunga attesa, con le temperature ben sotto lo zero e ora anche con la neve. «Queste persone aspettano anche fino a 6 ore in coda al gelo, senza nemmeno la possibilità di andare in bagno». Ed è proprio a loro che Leandro ed altri volontari portano tè caldo, cibo e qualche coperta, ma spesso, proprio a causa dell’impossibilità di usufruire dei servizi igienici, «non lo prendono o non lo bevono. Lo usano solo per scaldarsi un po’». «È anche capitato che quando ci vedono – ha spiegato – ci chiedono dove poter andare in bagno, ma purtroppo è impossibile e l’unica cosa che possiamo fare è consigliare loro almeno di far fare pipì ai bambini, proprio lì». Ogni giorno, a ogni ora la scena è sempre la stessa. Con loro portano qualche valigia, qualche effetto personale. «Tra loro c’è anche qualche anziano». Ed è proprio tra loro, tra gli anziani, che c’è rabbia per quanto sta accadendo. «Negli occhi delle donne invece, si legge molto di più la paura e la preoccupazione per quello che sta accadendo». Nella maggior parte dei casi chi arriva nei campi di accoglienza al confine con la Romania, resta lì per poco. «In diversi casi gli amici o i parenti vengono a prenderli in auto per raggiungere poi la meta finale». Chi invece non ha nessuno, viene accolto e ospitato. «La onlus di cui faccio parte attualmente può ospitare 30 persone, ma stiamo estendendo il campo, per poter arrivare almeno fino a 150 ospiti». E proprio come il grande amore e la grande solidarietà dimostrata dal popolo ladispolano e da quello etrusco, anche in Romania, la gente ha aperto le porte di casa propria per poter ospitare chi oggi fugge dalla guerra. «Qui siamo tutti volontari e ogni giorno diamo il nostro contributo, mettendocela tutta, per dare una mano».
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