Costi di gasolio e materie prime alle stelle: gli agricoltori di Tarquinia scioperano
Cronaca
12 Marzo 2022
Gli imprenditori si sono dati appuntamento per lunedì mattina nel piazzale della Pantano. Previsto per giovedì l’incontro con i sindacati
Costi di gasolio e materie prime alle stelle: gli agricoltori di Tarquinia scioperano

TARQUINIA – Pronti alla mobilitazione anche gli imprenditori agricoli di Tarquinia che, al fianco degli autotrasportatori, si preparano allo sciopero.

Il via è previsto lunedì 14 marzo con gli agricoltori che si sono dati appuntamento alle ore 8 presso il piazzale della cooperativa Pantano e Centrale ortofrutticola.

“Insieme contro la speculazione sui carburanti e su tutti i prodotti usati in agricoltura”, spiegano gli imprenditori agricoli tarquiniesi che invitano a raccolta i professionisti del settore ma anche i cittadini.

“La situazione è drammatica: i costi sono raddoppiati – lamentano gli agricoltori – in primis quello del carburante”.

Bisogna prendere provvedimenti: giovedì gli agricoltori di Tarquinia incontreranno le organizzazioni sindacali per discutere come affrontare una situazione che è di vera e propria emergenza.

“Il caro carburante pesa dai campi alle tavole degli italiani, passando per la logistica e i trasporti”, come spiegato anche da Coldiretti Lazio e Caiaagromec, la federazione degli aeromeccanica, in riferimento alla corsa dei prezzi dell’energia, dal gasolio all’elettricità, dal gas alla benzina.

«Il costo del gasolio è schizzato a 1,50 euro – spiegano gli agricoltori tarquiniesi- e per di più il gasolio è anche contingentato, perché non si trova. Molte materie prime provengono dall’Ucraina, come i concimi –che hanno sballato le cento euro. Per scaricare un autotreno di concime di pomodori siamo passati da 8mila a 18mila euro. La guerra sta complicando una situazione che stava già precipitando. Ad oggi seminiamo i campi di pomodori a costi raddoppiati ma non sappiamo ancora quanto ce li pagheranno perché le grandi industrie non ci danno risposte. Così si rischia di lavorare rimettendo e rischiamo il fallimento”.

Il caro carburanti, con il balzo dei prezzi del gasolio agricolo, ha fatto esplodere anche i costi orari delle lavorazioni agromeccaniche dei terreni, cresciuti dal 25% al 100% in più per le normali operazioni nei campi come aratura, rullatura, erpicatura, raccolta e altre lavorazioni.

Proprio nei giorni scorsi Coldiretti Lazio ha chiesto alla Regione lo stato di crisi del settore agricolo, gravato già da due anni di pandemia e ora alle prese con le ripercussioni del conflitto in Ucraina.

L’appello di Coldiretti Lazio in questo senso è proprio quello di intervenire sul caro gasolio “che rischia di fermare i trattori nelle campagne aumentando la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari”. Lo stop dell’autotrasporto in protesta contro il caro gasolio, può portare infatti a danni incalcolabili anche all’agricoltura e in generale alla filiera agroalimentare, con l’85% delle merci che viaggia su strada. A rischio i prodotti più deperibili, dall’ortofrutta al latte.

“Tutto questo rischia anche di alimentare una pericolosa psicosi negli acquisti sugli scaffali dei supermercati – ha spiegato il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – Una situazione che aggraverebbe ulteriormente le già rilevanti difficoltà della filiera agroalimentare, costretta a far fro
nte a pesanti aumenti dei costi di produzione per le materie prime e l’energia, con l’esplosione della guerra in Ucraina, che sta ostacolando gli scambi commerciali in un Paese come l’Italia fortemente dipendente dall’estero”.

“In questo momento – ha detto Granieri – non possiamo permetterci di perdere neanche un chilo di prodotto ed è necessario che vengano garantiti i ritiri e le consegne a industrie e distribuzione commerciale per assicurare le forniture alla popolazione”.

“Dobbiamo puntare ad aumentare la produzione di cibo – ha aggiunto – recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che, come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi anni, sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato che mettono a rischio la sovranità alimentare del Paese”.

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