MONTALTO DI CASTRO – Tutto il mondo guarda con il cuore piccolo a quanto sta succedendo in Ucraina, ma a Montalto di Castro l’attenzione è rivolta anche alle prossime elezioni comunali di fine maggio. Ma c’è una scadenza ancora precedente che rischia di mutare drasticamente il territorio di Montalto di Castro e la Tuscia in generale. Martedì 15 marzo la Sogin ufficializzerà i siti ritenuti idonei per la creazione di un deposito nazionale per le scorie radioattive. A tenere in guardia sul territorio è Stefano Sebastiani, segretario regionale Lazio di Orizzonte, che si dice pronto alla battaglia. «Già in passato – spiega Sebastiani – abbiamo parlato delle pesanti ripercussioni che si avrebbero su un comune come Montalto di Castro e sulla Tuscia, territorio che da molti anni è dedito all’agricoltura, con prodotti di alta qualità come l’asparago e il melone, e al turismo; abbiamo sottolineato l’assurdità di stoccare materiale radioattivo a lungo termine con quello a breve termine, caso che solo in Italia si verificherebbe. Siamo venuti in possesso delle osservazioni dell’ingegnere Alex Sorokin, in cui si evidenziano alcune carenze della Sogin riguardo proprio la sicurezza dell’impianto». «La Sogin ad esempio – prosegue Stefano Sebastiani – non prende in considerazione il degrado del cemento armato. Infatti, come possiamo vedere con i nostri occhi, le strutture costruite dal dopoguerra ad oggi (ponti, viadotti ecc. ecc. ) presentano evidenti segni di degrado dovuti alla corrosione delle armature di ferro. La Sogin, pur riconoscendo il problema, non fornisce risposte su come affrontare questo problema. Anche riguardo ad eventuali attentati terroristici o incidenti aerei, si veda la triste vicenda delle Torri Gemelli, la Sogin ammette il rischio ma non approfondisce l’argomento».
«Per quanto riguarda un possibile black out nazionale, fatto verificatosi già nel 2003 – conclude il segretario di Orizzonti Lazio – la Sogin addirittura non prende in considerazione la cosa, come non prende in considerazione la sostituzione ogni 20-30 anni dell’impiantistica. Anche l’eventualità di un incidente durante lo stoccaggio del materiale radioattivo o una sua ricollocazione in un altro impianto non viene presa adeguatamente in considerazione dalla Sogin. A fronte di tutte queste mancanze, ci domandiamo come sia possibile che si proceda ostinatamente verso questo progetto dove la sicurezza dei cittadini non è tutelata. Aspetteremo il 15 per sapere se questa spada di Damocle cadrà sulla nostra testa oppure no, ma nel caso che accada, non arretreremo di un centimetro dalla nostra posizione contro il deposito di scorie radioattive sul nostro comune in difesa dell’ambiente, del lavoro e della salute dei nostri concittadini».

