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    30 Agosto 2022
    Civitavecchia – Un’aula del Tribunale per il giudice Rosario Livatino

    CIVITAVECCHIA – Il Movimento per la vita di Civitavecchia, unitamente all’associazione “Donne insieme per la vita”, a seguito della volontà espressa da circa 200 cittadini di chiedere l’intitolazione di un’aula del Tribunale di Civitavecchia al giudice Rosario Livatino, vittima della mafia negli anni ‘90, ha ricevuto, dai competenti uffici giudiziari, comunicazione che la richiesta “di intestazione di un’aula al dott. Rosario Livatino è stata rimessa alla Conferenza Permanente, la quale ha deliberato di rinviare la decisione alla realizzazione del progetto di ampliamento del Palazzo di Giustizia di Civitavecchia, all’esito del quale può essere individuata la collocazione più opportuna”. Attendiamo pertanto fiduciosi la decisione, ringraziando il Presidente del Tribunale di Civitavecchia, Dott. Francesco Vigorito. Il giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia a soli 38 anni il 21 settembre del 1990, proclamato beato dalla Chiesa Cattolica il 9 maggio 2021, è stato ed è un fulgido esempio di dedizione al dovere e martire della Giustizia. Il suo esempio può contribuire, anche nella nostra città, a diffondere la cultura dei valori civili, del rispetto delle regole nella vita sociale, dei valori della democrazia, attraverso la memoria di un giovane giudice eroico : Livatino tracciava così il ruolo del giudice : “…è importante che egli offra di se stesso l’immagine non di una persona austera o severa o compresa del suo ruolo e della sua autorità o di irraggiungibile rigore morale, ma di una persona seria, sì, di persona equilibrata, sì, di persona responsabile pure; potrebbe aggiungersi, di persona comprensiva ed umana, capace di condannare, ma anche di capire”. Secondo Papa Francesco, «Rosario Livatino ha lasciato a tutti noi un esempio luminoso di come la fede possa esprimersi compiutamente nel servizio alla comunità civile e alle sue leggi; e di come l’obbedienza alla Chiesa possa coniugarsi con l’obbedienza allo Stato, in particolare con il ministero, delicato e importante, di far rispettare e applicare la legge». Paolo Borsellino, subito dopo il brutale assassinio, lo ricordò così: «…il viso innocente di bambino di Rosario, sforacchiato da colpi micidiali, che mi è apparso in fondo alla brulla scarpata sotto il lenzuolo bianco, il cui lembo non ho potuto fare a meno di sollevare, mi ha immediatamente richiamato alla memoria tanti altri visi di colleghi ed amici, colpiti anch’essi nella loro giovinezza o maturità dalle mani omicide che percorrono questa terra, impunite e con terrificante sicurezza di perdurante impunità “.