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    Agricoltura
    31 Agosto 2022
    Viterbo, cinghiali in città. I cacciatori: “Il piano della sindaca Frontini non basta”

    Le associazioni venatorie Arcicaccia, Federcaccia, Italcaccia e Anuu, intervengono in merito agli annunci della nuova amministrazione, ovvero quelli di un piano di intervento straordinario a base di catture e sterilizzazioni che risolverà o conterrà l’emergenza dei cinghiali ‘selvatici’ o nel contesto urbano.

    “Una pura intenzione – dichiarano -, in quanto per ora si tratta di una delibera di generico indirizzo; quando, ma soprattutto se, approderà all’individuazione della fase esecutiva, le decisamente green buone intenzioni dovranno misurarsi con una realtà un po’ più complessa ed articolata.

    Al meglio iniziative spot, sproporzionatamente dispendiose sotto il profilo organizzativo ed anche finanziario, assolutamente prive di significativa efficacia.

    Peraltro, gli interventi già sperimentati con le passate amministrazioni, testimoniano che, bene che vada, è come svuotare il mare col secchiello”.

    “Comprendiamo che è questione tabù – aggiungono -, ma un minimo di onestà intellettuale non può prescindere da una riflessione sia sulla perimetrazione che su una effettiva gestione del Parco dell’Arcionello.

    L’amministrazione comunale chiami in causa Provincia e Regione, che programmano invece ancora azioni di studio sull’area, come se non ci fossero già voluminosi dossier.

    Bene i sacrosanti vincoli, primo la totale inedificabilità, ma si può prendere atto che al momento s’è creato solo un comodo rifugio in assoluta prossimità col perimetro urbano?

    Che è obiettivamente una situazione problematica ed incompatibile con la sicurezza ed il decoro delle stesse aree urbane? Se ne può almeno discutere laicamente?

    Poi basta con la bufala delle responsabilità della proliferazione della specie a carico dei cacciatori; recenti tracciamenti genetici dimostrano che poco c’entrano immissioni dall’est Europa, quanto invece vada ricondotta la questione ai profondi mutamenti ambientali e climatici, come l’abbandono di vaste aree e diverse pratiche rurali, la riconquista delle aree boschive, l’ampliamento delle zone rifugio.

    Tant’è che la questione riguarda tutta Europa, come gli altri ungulati, sempre più diffusi e presenti, anche nella Tuscia. E come alle stesse ragioni sia riconducibile anche l’espansione del lupo”.

    Secondo le associazioni venatorie, fa comodo alle associazioni ambientaliste più intransigenti questa tesi della responsabilità dei cacciatori, per giustificare la loro esistenza ed i loro finanziamenti, “ma la smettano di denigrare ed insultare gratuitamente una categoria di cittadini dalla moralità e dalla affidabilità certificata – dicono -, che coi loro tributi pagano anche i rimborsi dei danni alle coltivazioni agricole e si prestano volontariamente, con la competenza tecnica e conoscenza vera degli ambienti naturali e della fauna, alle operazioni di controllo richieste ed autorizzate dalle pubbliche autorità”.

    “Quanto all’Atc Vtt2 , oltre gli entusiasmi ed i ringraziamenti sparsi a piene mani , è necessario – incalzano -, nell’attesa dei necessari mutamenti nel quadro normativo generale della 157 (anche questi per ora solo annunciati), verificare tutte le iniziative possibili concertate innanzitutto anche con gli agricoltori per avere una reale efficacia e tempestività nelle azioni di contenimento e controllo, cui il mondo venatorio si rende disponibile, sollecitando anche tutti gli orpelli puramente burocratici, che ne limitano il più proficuo ricorso. Siamo i più interessati infatti che il piano straordinario di depopolamento a contrasto della peste suina africana viaggi il più spedito possibile”. E concludono: “E se è utile concretezza, responsabilità, adeguatezza nelle proposte e nelle soluzioni il mondo venatorio c’è. La propaganda e l’allarmismo fanno soltanto confusione”.