Emigrazione giovanile, nel Lazio solo lo 0,57% sceglie di partire
Economia e Lavoro
13 Settembre 2022
Emigrazione giovanile, nel Lazio solo lo 0,57% sceglie di partire

REGIONE LAZIO – Cresce il fenomeno dell’emigrazione di italiani all’estero, soprattutto giovani. Le principali motivazioni sono le retribuzioni più adeguate al costo della vita, le più agevolate possibilità di carriera e la convinzione che il merito venga più facilmente premiato. Per questi ed altri motivi, molti dei nostri concittadini vedono un futuro al di fuori del Paese di origine. Dal raffronto delle regioni italiane emerge un dato che stupisce: le due regioni con il maggior numero di espatriati si trovano al Nord. L’1,23% sono gli emigrati dal Trentino-Alto Adige nel quinquennio 2016-2020 e lo 0,87% dal Friuli-Venezia Giulia in rapporto alla popolazione residente tra i 18-39 anni. Inoltre, secondo i recenti dati, i giovani prediligono mete europee, in particolare il Regno Unito e la Germania.

Ripartizione geografica degli emigrati
Dal 2016 al 2020 sono stati 413.543 mila i giovani tra i 18 e i 39 anni che hanno lasciato l’Italia per lavoro, studio o per costruirsi un futuro migliore all’estero. Il panorama regionale presenta una situazione eterogenea.
Analizzando la percentuale dei giovani emigrati all’estero, calcolata sul totale della popolazione residente, si evince che la regione che ha avuto più espatri della fascia d’età tra i 18 e i 39 anni è il Trentino-Alto Adige (1,23%), l’unica regione a registrare oltre un punto percentuale di trasferimenti. Fanno seguito il Friuli-Venezia Giulia (0,87%), il Molise (0,86%), l’Abruzzo (0,84%) e la Calabria (0,82%). Si tratta, dunque, di un andamento che non rispecchia le storiche differenze fra Nord e Sud.
Fra le regioni a registrare una minor quantità di emigrati ci sono la Campania (0,56%), il Lazio (0,57%), la Puglia (0,59%) e la Toscana (0,60%).
Infine, se si considera il valore assoluto, le perdite maggiori sono avvenute in Lombardia, con un totale di 75.843 mila espatri per la fascia d’età considerata.
Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro dell’imprenditore Massimo Blasoni, realizzata su elaborazione di dati ISTAT.