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    Cronaca
    23 Settembre 2022
    Mascherine mai consegnate, danno da 11 milioni alla Regione Lazio, Zingaretti sotto inchiesta

    ROMA – Il presidente Nicola Zingaretti, candidato dal Pd alla Camera, secondo la procura della Corte dei Conti del Lazio deve restituire 11,1 milioni di euro alle casse della Regione per la vicenda delle mascherine acquistate dalla Regione Lazio e mai consegnate durante le prime battute della pandemia. Insieme al governatore Zingaretti sotto inchiesta risulta anche Carmelo Tulumello, capo della Protezione civile regionale, entrambi raggiunti da un invito a dedurre, il corrispettivo di un avviso di garanzia. A rivelarlo è il quotidiano La Verità che riprende le affermazioni del capo dell’avvocatura della Pisana, Rodolfo Murra. Dal colloquio con il legale emergono i dettagli dell’inchiesta contabile sugli affidamenti alla Ecotech srl di Frascati, società dei Castelli romani ufficialmente rivenditrice di impianti di illuminazione, che, tramite la svizzera eXor, si appoggiava per la fornitura alla Internazionale Biolife società di Taranto . Milioni di mascherine pagate e mai consegnate. Il problema sta nella gestione dei contratti, prima revocati, poi rinnovati e alla fine dichiarati nulli.

    Nell’indagine, così racconta l’avvocato Murra, anche la sorella di Zingaretti avrebbe un ruolo ; “La Corte dei Conti sostiene che nella ricerca dei possibili fornitori abbia avuto un ruolo anche la sorella del governatore, mi sembra che si chiami Angela”. A trascinare il presidente nell’inchiesta, però, sarebbero state le dichiarazioni ai media: “State tranquilli che Ecotech paga”. L’azienda in realtà non ha mai restituito l’acconto di 14 milioni di euro ricevuti dalla Regione Lazio, motivo per cui sono partiti gli approfondimenti dei pm della Corte dei Conti coordinati dal procuratore regionale Pio Silvestri, affidati al Gico della Guardia di Finanza di Roma. A distanza di due anni, non solo la Regione Lazio non risulta essere rientrata delle somme sborsate come anticipi, ma ha anche subìto una nuova beffa. Secondo quanto disposto da un’ordinanza del Tribunale Ordinario di Taranto, datata 15 aprile scorso, la Regione Lazio dovrà corrispondere 4,5 milioni di euro alla svizzera eXor Holding Sa. La eXor è una delle società coinvolte nel caso-mascherine ed è quella che, portando in Tribunale la Regione, ha ottenuto il «pignoramento presso terzi» per cui, di fatto, la Regione finirà per pagare se stessa.

    Il Tribunale civile di Taranto dando ragione alla società svizzera eXor Sa, ha concesso il pignoramento e condannano la Regione Lazio presieduta da Nicola Zingaretti a versare a eXor i 4,5 milioni di euro oggetto del credito vantato dalla società svizzera nei confronti della International Biolife di Taranto. Il giudice decise così che la Regione “resta obbligata al pagamento della minima somma residua“, più la metà. Mentre rimane intatto il «buco» di 11 milioni per la presunta truffa subita sulle mascherine fantasma. Ora eXor Sa userà parte dei 4,5 milioni per restituirne 3,5 alla Regione, condannata quindi a risarcire se stessa per le mascherine cinesi acquistate a marzo 2020, pagate parzialmente in anticipo e mai arrivate.

    Per la maxi truffa delle mascherine rifilata alla Regione Lazio la Procura di Taranto emise a suo tempo ordini di arresto per i titolari della International Biolife srl società tarantina attiva nel commercio di profumi, che aveva venduto milioni di mascherine alla protezione civile regionale nonostante pesassero sull’azienda sospetti di legami con la criminalità organizzata. La Internazionale Biolife, è stata denunciata dopo che a Lugano le autorità ticinesi avevano sentito i vertici della Exor, raccogliendo le deposizioni sulle inadempienze del loro fornitore. In mezzo, c’è una certificazione Sgs non valida presentata l’8 aprile alla Regione Lazio, che tutti i protagonisti disconoscono e che avrebbe dovuto provare l’esistenza del carico di mascherine: grazie a questo documento, la Ecotech ha ottenuto la novazione del contratto, inizialmente revocato dalla Protezione civile. Tutto venne alla luce grazie all’interrogazione presentata in Regione Lazio dalla consigliera di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo oggi candidata anche lei alla Camera dei Deputati.