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    Società
    9 Novembre 2022
    Viterbo – Scuola Maestre Pie Venerini, il ricordo di tanti studenti e i motivi della chiusura

    Suor Maria Teresa Crescini: “Siamo presenti in tutto il mondo dagli Stati Uniti all’Africa e non vogliamo rinunciare al luogo dove siamo nate”

    VITERBO – L’improvvisa chiusura della scuola San Giovanni delle maestre Pie Venerini ha suscitato interesse e stupore tra i cittadini viterbesi, da generazioni accolti e formati dalle suore dell’Istituto (leggi tutto): dalla scuola materna al liceo, proprio come voleva Santa Rosa Venerini già dal 1685, con lo scopo di trovare nella preghiera e nell’istruzione la propria dignità di persona. Per tutti “se ne va un pezzo di storia viterbese”, a tanti sono rimaste nel cuore suor Nunziatina, suor Andreina e suor Giuseppina e molte altre, con le quali addirittura hanno imparato a ricamare. Dietro quel portone chiusi tanti bellissimi ricordi fatti di dolcezza ma anche di rigore, dove non mancavano le regole della buona educazione: il teatro, le recite, il cortile, tutto sempre pulito, ordinato e pronto ad accogliere i suoi studenti. “Ricordo con nostalgia il mese di maggio, dedicato alla Madonna, noi tutte lasciavamo piccoli foglietti chiusi in un grande vaso ai piedi della Madonnina, erano i nostri segreti fioretti! Altro che tic toc, fb, istagram!” racconta una ex alunna.  Diverse le cause della chiusura, da quelle di ordine economico a quelle logistiche, tra divieti di sosta e addirittura “di fermata” accompagnati da contravvenzioni che hanno fatto desistere tante famiglie.  “La scuola, ben gestita ed amata da molti bambini, non aveva  una quantità di alunni paganti, tali da competere con le scuole pubbliche, che propongono un ventaglio interessante e vario di insegnamenti contenuti nell’offerta formativa di ogni scuola. Per risolvere questi problemi l’anno scorso è stata costituita una cooperativa aiutata dalla Congregazione di Roma, ma non è servito. La scuola era gestita da tre suore, una è andata in pensione ed abita al Vaticano, le altre due sono state trasferite in due Monasteri della provincia”. Dichiara la professoressa Carlini, A Settembre, nonostante gli sforzi fatti per risolvere i vari problemi, tra i quali, da non sottovalutare, le continue multe e il divieto di fermata per i genitori che venivano a portare i figli, alcuni giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico, le famiglie sono state avvisate che la scuola non avrebbe continuato la sua centennale attività. Alcune insegnanti, che non percepivano lo stipendio, si sono licenziate e passate alla scuola pubblica, e in pochi giorni anche gli alunni, pur con dispiacere, si sono iscritti nella varie scuole pubbliche della città. “L’Istituto San Giovanni ha già detto alle famiglie che rimborserà loro la quota di iscrizione e il costo dell’acquisto delle divise. L’Istituto fa tutto ciò che può e si augura la comprensione generale ricordando l’affetto per gli alunni ai quali augura ogni bene. Speriamo che anche le Istituzioni cittadine intervengano affinché un sito così importante, la casa di Santa Rosa Venerini in via Mazzini, dove è nata l’idea di rendere pubblica l’importanza dell’istruzione della donna, non cada nel dimenticatoio”. Conclude la professoressa.

    Suor Maria Teresa Crescini ex Madre Generale non si dà per vinta: “Avevamo giurato di non chiudere mai, da quella di San Carluccio che fu la prima scuola. Le Maestre Pie Venerini, in virtù del coraggio della fondatrice, Rosa, torneranno a Viterbo con un’altra formula educativa. Siamo presenti in tutto il mondo dagli Stati Uniti all’Africa e non vogliamo rinunciare al luogo dove siamo nate. Torneremo ad “educare per liberare” secondo i principi di Rosa Venerini ”.Un luogo storico della città che ha cresciuto con fermezza e carezze tantissimi suoi cittadini e per il quale Santa Rosa Venerini ha dato la vita e ridato dignità a tante donne. Confidiamo che le  istituzioni e l’attuale amministrazione abbiano un confronto con i responsabili dell’ Istituto per far tornare a vivere quella scuola che ha formato, in ogni sua sfaccettatura, tantissimi studenti.

    b.f.