APPUNTAMENTO CON LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE DEL “METODO”
Salute
9 Gennaio 2023
APPUNTAMENTO CON LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE DEL “METODO”

Roma – Grazie alla potenza dei tessuti corporei possiamo manifestare la nostra identità attraverso la forza, l’elasticità e la plasticità di un gesto e di un’azione. I tessuti contengo infatti il movimento espressivo DEL NOSTRO IO.

L’IO, LA NOSTRA VERA NATURA

 L’io  è il direttore generale della personalità, prende decisioni, controlla le azioni  (è dall’io che nasce il comportamento) e gestisce rapporti con il prossimo. È l’io che ci consente di risolvere i problemi in modo complesso e se è ben strutturato e forte sa tollerare gestire le complicazioni, i disagi, le tensioni generate dalla vita e dal suo scorrere. Ecco che l’io costruisce la vera natura e il nostro potenziale reattivo, quello con cui affrontare le avversità permettendo a noi stessi di plasmarci ai contesti più complicati e difficili, costruendo anche una nuova identità, capace di reinventare un modello esistenziale diverso da quello percepito e conosciuto. Tutto questo si chiama plasticità, duttilità, malleabilità. Esattamente il contrario di durezza rigidità e flessibilità che ci hanno reso eccessivamente controllati e resistenti a tal punto da farci credere che bisogna essere perfetti sempre, in ogni contesto, in ogni momento, in ogni situazione, con tutto e tutti. Convinzione che non ci fa essere plastici e adattabili, con un io morbido e accogliente capace di scivolare dove necessario, di resistere quando la storia si fa dura, di incassare per non romperci, di lasciare per non consumarci, di superare un disagio o un’avversità anche senza l’arroganza di riuscire a tutti costi. Ecco che qui prende forma il concetto di ammortizzamento.

L’io costruisce la nostra vera natura e il nostro potenziale reattivo.  

AMMORTIZZAMENTO, ADATTABILITA E PLASTICITA.

 L’ammortizzamento si sposta fedelmente con il principio di adattabilità e plasticità di cui dovrebbe essere formato il nostro io. Ed è proprio a partire da questo principio che ho scelto di descrivervi quali sono le parti fisiche/strutturali che riescono ad ammortizzare le faccende complicate, contorti e pesanti che la vita ci presenta e ci mette tra le mani, per darci l’opportunità di superarle nel modo più compatibile con il nostro essere e sentire. Queste aree fisiche sono i nostri tessuti corporei, vale a dire:

il tessuto muscolare che coinvolge i tendini e legamenti e lo strato connettivale;

il tessuto vascolare che coinvolge le vene e le arterie tutto il sistema circolatorio;

il tessuto dermico, che coinvolge il sistema linfatico, il derma e l’ipoderma;

il tessuto cutaneo, che coinvolge la pelle i pori e il sistema respiratorio periferico;

il tessuto osseo, che coinvolge le articolazioni e le ossa il quantitativo d’acqua nei tessuti profondi e superficiali.

Vediamo nel dettaglio le competenze dei singoli tessuti, come questi sostengono la forza e la potenza delle nostre azioni e l’intensità della nostra capacità di reazione.

 IL TESSUTO MUSCOLARE

 La potenza dell’azione del sistema muscolare si esprime attraverso la contrazione e l’allungamento, movimenti che si devono alternare affinché questo sistema non si indurisca. Nel mettere in scena la contrazione bisogna con-trarre (portare a se), cioè incamerare la potenza della reazione a seguito di un gesto irrispettoso subito, valutare il danno con coscienziosa obiettività e stabilire i pro e i contro di tale esperienza. Nel mettere in scena il movimento dell’allungamento bisogna pro-trarre, cioè estendere al di fuori del corpo la potenza della reazione con immediatezza e risolutezza. Significa colpire senza danneggiare, difendersi e non distruggere, allungare il gesto o la parola perché diventino scudi e non frecce. La potenza reattiva del tessuto muscolare espressa nel contrarre e nel protrarre, ci aiuta ad ammortizzare la rabbia, la frustrazione, permettendoci di reagire a nostra difesa evitando di subire gesti, parole offese che ci hanno ferito e irrigidito.

 IL TESSUTO VASCOLARE

 la potenza dell’azione del sistema vascolare si esprime attraverso l’apertura e la chiusura, movimenti che si devono alternare affinché questo sistema non collassi. Nel mettere in scena l’apertura bisogna coinvolgere cioè trarre a sé il protagonista per renderlo consapevole del suo essere coinvolto in un nostro pensiero. Attrarre la sua attenzione, aprire la porta del cuore e lasciare scorrere il proprio sentire, vale a dire comunicare la nostra verità. Nel mettere in scena il movimento della chiusura bisogna ri-marginare, cioè chiudere le falle emotive esaurendo gli argomenti che hanno motivato il dolore, il disappunto, la sofferenza. Spegnere a parole la matrice di un dispiacere condividendo il nostro disagio con chi ci ha messo in difficoltà. La potenza reattiva del tessuto vascolare, espressa nell’apertura e nella chiusura, ci aiuta ad ammortizzare la pesantezza di parole non dette, di bisogni non comunicati, di discussione lasciata in sospeso, permettendoci di reagire a nostra difesa favorendo un alleggerimento, un chiarimento, una condizione una condivisione verbale ed evitandoci nutrire illusioni lesive e improduttive.

 IL TESSUTO DERMICO

La potenza della azione del sistema dermico si esprime nel cedere e nell’assorbire, movimenti che devono alternarsi affinché questo sistema non si consumi. Nel mettere in scena il movimento del cedere bisogna elargire, ciò si traduce nell’offrire parte del proprio tempo affinché gli altri possano comprendere la matrice del nostro bisogno, le sfumature delle nostre debolezze, i dettagli delle nostre fragilità. Significa concedere la lentezza del tempo di una comprensione. Nel mettere in scena il movimento dell’assorbire bisogna impregnarsi (impegnarsi), ciò significa riempirsi di nuove strategie, linfa vitale, motivazioni per cogliere dagli effetti l’essenza di un rinnovato bene. Significa nutrirsi di ciò che di buono gli altri possono offrirci senza pretendere ciò che non sono capaci di dare. La potenza reattiva del tessuto dermico, espressa nel cedere e nell’assorbire ci aiuta ad accogliere il nostro bisogno di aiuto riconoscendolo e rispettandolo, ammortizzando il senso di immeritevolezza, il senso di colpa o la presuntuosa convinzione di non avere bisogno di nessuno, permettendoci di chiedere aiuto quando da soli non ce la facciamo.

 IL TESSUTO CUTANEO

 La potenza dell’azione del sistema cutaneo si esprime nell’allontanare e nell’avvicinare, movimenti che devono all’alternarsi affinché questo sistema non si asciughi, non si secchi non si restringa. Nel mettere in scena il movimento dell’allontanare bisogna di-staccare, che significa separare l’emozione dal coinvolgimento, mettere distanza tra il percepito reale e quello immaginato e ingigantito. Significa toccare, riconoscere la propria tristezza, il senso di solitudine o un doloroso abbandono pulendo il gesto dal bisogno di possedere l’altro o gli altri. Nel mettere in scena il movimento dell’avvicinare bisogna accostarsi, ovvero avvicinare il proprio spazio a quello dell’altro, compararli e ridargli il giusto respiro. Significa mettersi accanto all’altro senza invadere la sua sensibilità ma cogliendo il c’è bisogno di individualità. Abbracciare lo stare insieme tanto quanto la separazione. La potenza reattiva del sistema cutaneo espressa nell’allontanare e nell’avvicinare ci sopporta nell’ammortizzare il senso di inadeguatezza nello stare con gli altri o nel vivere senza la loro presenza, permettendoci di respirare la convivenza o la solitudine con il giusto peso evitandoci la brutta abitudine nel credere di non essere appropriati piacevoli e amabili.

IL TESSUTO OSSEO

 La potenza dell’azione del sistema osseo si esprime nell’irrigidire e nell’allentare, movimenti da alternare affinché questo sistema non si indebolisca. Nel mettere in scena il movimento dell’irrigidire bisogna governare, il che sottende amministrare con circospezione la propria andatura controllando la velocità, considerando i limiti, sfruttando le proprie risorse. Significa non perdere di vista la traiettoria, la meta, il traguardo, ma anche il punto di partenza. Significa credere di farcela con ciò che si ha a disposizione. Nel mettere scena il movimento dell’allentare invece bisogna permettere (permettersi), cioè lasciarsi andare a una resa, accettare l’idea di non riuscirci, assecondare il deragliamento per evitare scontri pericolosi. Significa ammorbidire il giudizio verso se stessi, concedendo alla nostra coscienza la leggerezza di potere riprovarci o non riprovarci più, senza remore e rimpianti. La potenza reattiva del sistema osseo, espressa nell’irrigidire e nell’allentare, ci aiuta ad ammortizzare i duri colpi che la vita ci riserva e che dobbiamo affrontare con tutte le risorse a nostra disposizione. Permette di piegarci senza spezzarci, resistere senza soccombere, sopravvivere senza rischiare di perdere l’autostima e la fede in se stessi.

 IL METODO LUCIA TORRI CIANCI

 Tutti i nostri tessuti sono le strumentazioni di bordo necessarie a farci navigare in ogni condizioni meteo, dalla più calma alle più burrascosa, e quando si guastano o se inceppano il nostro procedere diventa difficoltoso e provante. Prendersi cura dei tessuti non può limitarsi al riequilibrio o alla normalizzazione delle competenze fisiologiche degli stessi, ma deve anche tenere conto che dentro a ognuno vi è una competenza che denuncia il bisogno di reagire alla vita e ai suoi accadimenti con quel grado di elasticità e prontezza che serve a non rimanere imbrigliati nella frustrazione e nella scontentezza, condizioni che portano inevitabilmente alla formazione di inestetismi e disagi fisici. Massaggiarli con manualità specifiche, messi a punto dal Metodo Lucia Torri Cianci nel corso elementi in movimento, permette a un operatore di lavorare i tessuti nelle loro trame fisiche e in quelle più emozionali e personali, permettendo all’individuo di riconoscersi attraverso il suo corpo, che non è fatto di soli muscoli, carne pelle, ma anche di sentimenti che vanno accolti, compresi accarezzati. Noi crediamo alla verità che leggiamo e interpretiamo guardando il corpo e lo facciamo con occhi e mani che conoscono quello che quei tessuti reclamano. 

Elena Cianci