Roma – Nella documentazione della psicologia il disturbo nevrotico può trovare quasi sempre le proprie radici nell’infanzia, perché noi possiamo essere degli adulti nevrotici, ma in realtà noi siamo dei soggetti esposti e predisposti alle nevrosi e quando queste emergono hanno comunque un pregresso, sono comunque state accese, sono state in qualche modo formate quando eravamo ancora piccoli, quindi sicuramente c’è un pregresso storico temporale che ha stabilito delle regole psicologiche sulle quali poi si sono formate. Le Nevrosi si possono manifestare fin da bambini, possono anche ritirarsi e ricomparire, venire meno e poi ritornare di nuovo a galla, sta di fatto che il disturbo nevrotico ha delle matrici ben specifiche in un determinato momento della nostra infanzia e cioè quando siamo stati protagonisti del famoso complesso di Edipo nei maschi e del complesso di Elettra nelle donne e quindi nell’incompleta risoluzione del complesso di Edipo. Le forme nevrotiche comunque hanno un’origine e una formazione, una matrice sull’incompleta e nell’incompleta risoluzione del complesso di Edipo nelle fasi precoci di sviluppo di un individuo, perché i due complessi non si vivono nell’adolescenza, ne nell’età adulta, ma sono delle condizioni, questa incompleta risoluzione, che ostacolano la piena maturazione psicologica e psico emotiva dell’individuo e in altri casi le radici delle nevrosi possono anche formarsi a fronte di gravi danni educativi anche non necessariamente traumatici, degli errori che magari protratti nel tempo e nella crescita possono veramente aver motivato dei conflitti profondi nella personalità che peraltro il bambino dai due tre anni sta formando e che andrà poi a definire durante il suo sviluppo psichico fino all’adolescenza. In sintesi che cosa sono il complesso di Edipo e il complesso di Elettra? Si intende la competizione che un figlio inconsciamente nutre per il padre o per la madre, dovuta dalla proiezione amorosa nei confronti del genitore di sesso opposto, il bambino nei confronti della madre e la bambina nei confronti del padre, questa condizione, secondo Freud mette in risalto una componente fondamentale dell’energia sessuale del bambino che è la libido, fondata sull’esistenza di pulsioni che emerge fin dalla nascita in modo assolutamente inconsapevole. Queste pulsioni portano all’esperienza di poter desiderare inconsciamente sessualmente la propria madre per quanto riguarda il bambino o il proprio padre per la bambina e quindi si crea un conflitto di origine sessuale che non si traslerà nella vita futura sempre e comunque in una nevrosi sessuale, piuttosto che un comportamento alterato sessuale, ma di certo una mancata risoluzione ed evoluzione del complesso di Edipo e del complesso di Elettra, prende veramente matrice da un disagio di ordine sessuale dove viene coinvolta la libido, determinando il modo di relazionarsi nell’adulto ma anche in quello infantile.Freud sostiene che la libido attraversi varie fasi evolutive, perché si forma attraverso la maturità di tutta una serie di fasi, tipo: la fase orale, la fase anale e la fase fallica. La fase orale è caratterizzata dall’attività della suzione che il bambino appena nato denuncia come fonte di piacere e nutrimento, poi si passa alla fase anale, dove stanno maturando il controllo sfinterico quindi comincia a conoscere la ritenzione e l’espulsione delle feci attività che costituisce un’importante formazione del pavimento pelvico relato ai desideri e alla gratificazione sessuale, ovviamente tutto a livello inconscio, allo stesso tempo, vengono poste le basi affinché le pulsioni vengano percepite e alle quali il bambino deve reagire. La terza fase è la fase fallica quella che chiaramente coinvolge prettamente il sistema genitale che nel bambino è il riconoscimento del pene e nella bambina il riconoscere che lei non ce l’ha e questa differenza nei bambini viene molto percepita perché il riconoscimento sessuale è nel pene, quindi quando i bambini si confrontano così piccoli e ci sono evidenti differenze si pongono le basi per determinati conflitti, in questo caso soprattutto nella bambina, però questo viene a denunciarsi molto di più quando l’interazione delle pulsioni di un bambino entrano in relazione con i due genitori attraverso la libido.Gli psicologi ritengono che questa fase per un bambino sia una delle più sconvolgenti esperienze emotive affettive di tutta la vita, affermando che dalla risoluzione del superamento e non, del complesso di Edipo e del complesso di Elettra, dipenderà la futura strutturazione della personalità.Diciamo che nel complesso di Edipo, al bambino non gli è permesso sedurre il genitore e quindi incontrando il divieto e non riuscendo in queste manovre, dovrà soffocare marginalmente la sua pulsione per poter costruire un’immagine diversa da quella che le sue pulsioni gli stanno suggerendo, è un contrasto molto forte dal quale ne deve uscire per costruirsi la sua identità, quindi è importante che i genitori durante la fase infantile dei bambini, quando denunciano una certa attrazione, una certa predisposizione, un rifiuto dell’altro, piuttosto che una maniacale ricerca dell’altro, cerchino di contenere l’esasperazione cercando di far superare al bambino un disagio che peraltro per lui è inconscio, non è conscio, non sa di provare la pulsioni si sente portato verso il genitore ma non ne riconosce le matrici, l’origine, il perché e il senso. Quindi è ovvio che il senso deve venire dall’esterno e quindi dal genitore che ha cognizione di causa, esperienza e maturità per poter definire il ruolo di un bambino che deve rimanere tale, non può diventare il sostituto del padre, la bambina non può diventare la sostituta della mamma, ma non sempre accade questo, il genitore talvolta non attua questi atteggiamenti perché sono alimentati dalla paura di fare del male al bambino, la paura di contrariarlo, in realtà lui ha bisogno del contrasto, lui ha bisogno di sentirsi allontanare perché altrimenti si matura in lui l’idea di un incestuosità di cui non ha bisogno. Il bambino deve riconoscere i suoi limiti, deve comprendere che lui deve crescere attraverso un’identità sua personale, non identificandosi con quella del padre piuttosto che con quella della madre, la diversificazione nel ruolo sessuale, permette un contesto nel quale si sviluppi il meno possibile uno stato di angoscia perché è attraverso l’atteggiamento genitoriale che il bambino si sente protetto dalla decisione, dalla fermezza, dall’autorità definiamola così sessuale dei due genitori. Quindi effettivamente, il bambino deve staccarsi dalla crisi d’identità, non identificandosi con il genitore ma assolutamente facendo crescere una nuova personalità, che sviluppa la consapevolezza di non essere ciò che crede di essere, ma portandolo invece a maturare l’idea e la convinzione di essere solo un figlio o una figlia, ovviamente con le qualità che gli si addicono, ecco che il non superamento di questa realtà fa sviluppare nel subconscio quella tortuosa condizione di essere sbagliati, di essere inadatti, di essere incapaci di fare qualche cosa per nutrire e credere veramente alla percezione totale di essere diversi e non la duplicazione di un genitore, se non addirittura il suo sostituto e quindi la copia di qualcun altro e non invece un individuo nuovo diverso e unico. La traduzione del disagio del complesso di Edipo e di Elettra portano a una difficoltà nello sviluppo della propria personalità e soprattutto una mancata elasticità della crescita dell’io e quindi in questo modo attraverso questi conflitti e questo non superamento si andrà a formare quella inconscia convinzione di essere sbagliati e inadeguati alimentando ovviamente la percezione di non essere capaci a superare quella difficoltà. Il superamento è una caratteristica che si forma sul principio di adattamento e sulla capacità dell’individuo di lasciare che l’io non diventi esclusivamente dominato dalle pulsioni, ma nemmeno dalla mania di controllo, diciamo che l’io è un territorio dove raccoglie la parte più istintiva e la parte più razionale, perciò il conflitto del non superamento ha come effetto un irrigidimento e una difficoltà a far emergere il proprio io. È doveroso che si capisca che cos’è l’Io, la parola Io deriva dalla parola persona la quale deriva anche da un’altra parola di origine etrusca che è persu che significa maschera, quindi possiamo dire che l’io è una maschera, è la possibilità di più maschere, infatti durante la giornata noi siamo più io diversi e lo riconosciamo dal nostro agire o anche dal nostro pensare che magari cambia in rapporto al contesto nel quale siamo. Magari a casa siamo un certo io che compie ovviamente determinate azioni, che crede in determinate altre, ma sul lavoro magari siamo un altro io ma non per questo contraddittorio, anche il termine maschera non dobbiamo pensarlo a qualche cosa che chiuda o non faccia vedere chi siamo, ma noi siamo molto più di quello che crediamo di essere, molte più probabilità di essere qualcos’altro e l’ io ci spingerà sempre ad adattarci alle situazioni facendo venire fuori mille aspetti del nostro modo di essere, non solo uno, solo e sintetico, quindi questi io mutevoli che vengono chiamate maschere in realtà sono dei modi di essere. Detto questo è importante porre l’attenzione non solo su ciò che dà forma e che cos’è il nostro io, ma quanto anche il nostro io sia uno dei tre elementi fondamentali che formano la struttura della nostra personalità. Sono partita dall’io perché l’io è quello che maggiormente si relaziona, maggiormente si denuncia, ma la nostra struttura della personalità è formata da tre elementi che sono l’es, l’io e il super io, di cui parleremo la prossima settimana. BB

