Ancora una notte di delusione parigina. L’ennesima, per il club transalpino. Ancora fuori agli ottavi. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
Non poteva la pagare la scelta di cambiare Leonardo e Pochettino che hanno pagato per tutti, il tempo è stato loro galantuoso. In frantumi la dittatura Campos, nuovo DS, che ordina e sbraida a bordo campo. Non può certamente eseguir bene Gualtier, dal curriculum nullo nella sua storia europea.
E senza Neymar cambia poco, Messi e Mbappè provano a suonare la carica con le loro giocate in apertura ma due solisti per quanto straordinari non possono bastare: alla lunga vince la squadra, rivince la squadra, rivince un colosso come il Bayern, che bissa il successo dell’andata a Parigi e sentenzia il PSG pure a Monaco di Baviera.
Coreografia e pubblico straordinario, istituzione del vecchio continente, trionfa Nagelsmann, giovane e ambizioso tecnico forse oggi alla definitiva consacrazione. E allora ancora scherzi e rivincite, quelle dell’evergreen Thomas Muller. No Lewa, No Problem: brilla il Bayern dei falsi nueve, del calcio moderno, senza punti di riferimento. Tagli e concetti moderni, qualità importante, applicata a mentalità e corsa tedesca, mai dome. Così sblocca Moting, l’ex, in piena ripresa; sentenzia e chiude Gnabry, al tramonto della ripresa stessa: 2-0 netto, musi lunghi e fallimento PSG, l’ennesimo.
