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    Salute
    14 Marzo 2023
    (Adnkronos) - La musica fa bene al cuore e all'anima ma può anche far esplodere in chi la suona alcune 'malattie' tipiche dei musicisti che variano da strumento a strumento, da quanto tempo si suona e se lo si fa per lavoro o per ...
    Da tendinopatia al crampo dello scrivano, quando il musicista va Ko
    (Adnkronos) - La musica fa bene al cuore e all'anima ma può anche far esplodere in chi la suona alcune 'malattie' tipiche dei musicisti che variano da strumento a strumento, da quanto tempo si suona e se lo si fa per lavoro o per ...

    (Adnkronos) – La musica fa bene al cuore e all’anima ma può anche far esplodere in chi la suona alcune ‘malattie’ tipiche dei musicisti che variano da strumento a strumento, da quanto tempo si suona e se lo si fa per lavoro o per divertimento. In quest’ultimo caso, gli amatori, ci sono problemi diversi rispetto a chi conosce bene la tecnica e la postura, i professionisti. “Le ‘patologie’ dei musicisti spaziano dalle tendinopatie, neuropatie periferiche compressive (ad esempio il tunnel carpale) ma ci possono essere anche problemi come la distonia focale della mano che un tempo di chiamava anche ‘il crampo dello scrivano'” Lo spiega all’Adnkronos Salute Andrea Bernetti, vicepresidente Simfer, la Società italiana di Medicina fisica e riabilitativa. Alcune ricerche hanno rivelato che i maggiori problemi li creano gli strumenti asimmetrici: viola, violino e il flauto traverso. O quelli con un certo peso, fagotto e trombone

    Un tempo il ‘crampo dello scrivano’ era molto più diffuso, poi con l’arrivo dei computer la sua frequenza è crollata visto che si scrive sempre meno con la penna. “E’ un disturbo del movimento con una contrazione muscolare prolungata o intermittente molto invalidante perché altera il controllo motorio e non è facile da risolvere – ricorda Bernetti – Frequente in chi suona il pianoforte, il violino o strumenti a fiato che richiedono anche l’azione fine delle dita. In questi casi si può intervenire ad esempio con tecniche di ‘riprogrammazione senso-motoria’. Nella maggior parte dei casi si tratta di una distonia isolata, cioè non associata ad altre manifestazioni neurologiche o sistemiche”.

    Le ‘patologie’ dei musicisti possono poi andare a sommarsi a problemi che il professionista o l’amatore già hanno come ad esempio il sovraccarico di alcuni siti, come la schiena e quindi “legate a problematiche funzionali che sopraggiungono perché si assumono determinate posture”, osserva. Ma c’è stato un aumento negli ultimi anni? Visto anche come sui social, da TikTok a Instagram spesso si vedono musicisti raccontare o commentare foto di alcuni effetti sul proprio corpo? “C’è stato un aumento ma è legato a quello che si può registrare nella popolazione generale per l’incremento della sedentarietà, – risponde il vicepresidente Simfer – oppure l’utilizzo molto frequente di smartphone e tablet con l’insorgenza del cosiddetto ‘tech neck’, un dolore a livello cervicale da abuso di questi dispositivi”.

    “Ad un musicista professionista, come può essere un concertista, non possiamo dire di non suonare per un certo periodo di tempo. Ma possiamo dire di fare una visita medico-specialistica ad esempio da un fisiatra e non affidarsi al passaparola, a ‘dottor Google’ o prendere subito farmaci in autonomia – avverte Bernetti – Occorre prima capire la causa del problema e poi ragionare sul trattamento del dolore finalizzato al recupero funzionale. Quindi ci sarà un passaggio sull’accertamento diagnostico più appropriato, dall’ecografia alla risonanza o alla elettromiografia. Una volta che si arriva a stabilire la causa scatenante si deve andare ad agire non solo sul sintomo, ma anche sulla causa che lo ha determinato: può essere una problematica di postura, il sovraccarico, ma è chiaro che ogni disturbo è diverso da paziente a paziente. Ad un amatore, magari neofita dello strumento, – continua – spesso consiglio di farsi seguire da un maestro che può lavorare sulla tecnica ma anche aggiustare la posizione in modo corretto. Le grandi orchestre o gruppi musicali hanno un professionista di riferimento che segue questo tipo di problemi nel corso dell’anno”.

    Si ricorda alcuni pazienti musicisti che ha seguito? “Due in particolare – risponde – il primo un pianista che in seguito a terapia farmacologica per un altro motivo ha lamentato una epicondilite molto difficile da trattare, ma con un trattamento multimodale caratterizzato da terapia manuale, infiltrazioni e terapia fisica strumentale è poi passata. Ha ridotto un po’ l’attività e poi ha ripreso. L’altra – afferma Bernetti – è una paziente violinista, ora in pensione, che ha sofferto di tendinopatia, il famoso ‘dito a scatto’, quando il tendine di una delle dita della mano si ‘incastra’, e successivamente ha avuto problematiche di artrosi alle dita della mano che può essere la conseguenza del continuo sovraccarico”.

    Ma c’è un modo per prevenire questi problemi, il musicista è un performer come un atleta. Ci si può allenare? “Ci sono degli esercizi di preparazione, dobbiamo però considerare come siano problematiche legate all’attività professionale ma non dovute a traumi, diretti o indiretti, come accade spesso negli atleti, piuttosto a microtraumi da ‘overuse’ – avverte l’esperto – Quindi quello che si può fare è ad esempio migliorare l’elasticità dei tessuti, curare la postura adeguata allo strumento, penso ad esempio al violino che si usa con il collo inclinato e quindi andrebbero fatti esercizi che compensano in base a quello che è l’attività pratica. Ma ogni paziente è unico, va ricordato, e la terapia deve essere tagliata su misura”.

    Per evitare il passaparola o di finire nelle mani sbagliate la Simfer, la Società italiana di Medicina fisica e riabilitativa, è in grado di fornire i nomi dei professionisti più vicini. “Abbiamo una rete capillare grazie ai nostri 2mila soci, quindi inviando una mail è possibile mettersi in collegamento con l’esperto più vicino. Attenzione – conclude il vicepresidente – dobbiamo cambiare l’approccio culturale imperante dove si pensa di poter risolvere le cose da soli o velocemente con ‘dottor Google’ o chiedendo agli amici, tante patologie non si autorisolvono e se manca una diagnosi si cronicizzano, non passano e si fanno dei danni peggiori”.