Botteghe artigiane che chiudono: a Viterbo la “mortalità” più alta della Regione
Cronaca
28 Marzo 2023
Botteghe artigiane che chiudono: a Viterbo la “mortalità” più alta della Regione

di Simona Tenentini

VITERBO – Da sempre l’artigianato è uno dei pilastri fondamentali che caratterizzano e supportano la nostra economia.

Purtroppo i numeri che si registrano nel settore negli ultimi anni rappresentano la cartina tornasole di una situazione sulla quale riflettere.

In tutta Italia infatti, nell’ultimo decennio, sono circa 300.000 le attività artigiane che hanno chiuso i battenti.

Secondo i dati forniti dalla Cgia, associazione di categoria di piccole medie imprese, solo nel Lazio, che tra l’altro figura nelle regioni con meno decremento, si sono persi 12.281 artigiani.

Si va dalle 121.004 aziende del 2012 alle 108.723 del 2022, un brusco calo di oltre il 10,1%.

I lavori artigiani tradizionali più a rischio sono quelli di autoriparatori (verniciatori, battilamiera, meccanici, etc.); calzolai; corniciai; fabbri; falegnami; fotografi; impagliatori; lattonieri; lavasecco; materassai; orafi; orologiai; pellettieri; restauratori; ricamatrici; riparatori di elettrodomestici; sarti; stuccatori; tappezzieri; tipografi e vetrai.

Tra le province, Viterbo è quella con la “mortalità” maggiore, con picchi di oltre il  16%.

Nel decennio preso in esame si è passati da 10.716 a 9.005, con una differenza di 1.711 attività, numeri che collocano la Città dei Papi Viterbo al 53esimo posto nella classifica nazionale sulle 103 province italiane.

Un po’ meglio va a Rieti, al 64° posto, dove la perdita di botteghe artigiane è del 14,5%: nel 2012 erano 5.108 e nel 2022 ne sono risultate 4.369 (-739).

Al 71esimo posto, c’è invece Frosinone: nel decennio 2012-2022 ha perso 1.700 attività artigianali, infatti nel 2012 erano 12.021, nel 2022 erano rimaste 10.320, per un calo percentuale del 14,2. Meglio di Frosinone, fa Latina che all’89esimo posto vanta un calo dell’11,3% (praticamente in linea con la media regionale) e 1.409 artigiani in meno (erano 12.489 nel 2012 e 11.080 nel 2022). Meglio di tutte le altre province, la Città metropolitana di Roma: 97esimo posto in classifica nazionale e un calo percentuale dell’8,3 a fronte dei 6.721 artigiani persi (erano 80.670 nel 2012 e ne sono risultati attivi 73.949 nel 2022).

Uno spopolamento che si riflette anche sulla sicurezza delle città.

Per la Cgia, meno botteghe artigiane vuol dire anche meno sicurezza perché “queste micro attività conservano l’identità di una comunità e sono uno straordinario presidio in grado di rafforzare la coesione sociale di un territorio. Insomma, con meno botteghe e negozi di vicinato, diminuiscono i luoghi di socializzazione a dimensione d’uomo e tutto si ingrigisce, rendendo meno vivibili e più insicure le zone urbane che subiscono queste chiusure, penalizzando soprattutto gli anziani”.