Le saggezze della Psiche nella forma di nevrosi – quinta ed ultima parte
Salute
28 Marzo 2023
Le saggezze della Psiche nella forma di nevrosi – quinta ed ultima parte

Roma – Il diaframma è il muscolo della nascita, è il primo muscolo che si attiva dopo il taglio del cordone ombelicale quindi la nascita sancisce l’inizio del progetto “personalità” che si struttura su tre piattaforme che ereditiamo dal concepimento in poi, che sono un’energia paterna, i geni, i cromosomi ed ereditiamo anche un accomodamento ossia una parte di mediazione che viene dall’utero, infatti possiamo dire che le tre piattaforme nell’inizio della nostra vita sulla quale si formano l’io l’es e il super io, una è l’energia paterna l’energia che noi ereditiamo da nostro padre e che è conservata all’interno dello spermatozoo, energia che ci fornisce quella spinta propulsiva per affermare le nostre pulsioni i nostri istinti ed è anche quell’energia che circola in profondità nei tessuti più interni, nella parte bassa del corpo dove risiede la nostra parte inconscia dove sono le nostri pulsioni e qui si forma quella parte dell’es. Poi abbiamo i geni ereditiamo i cromosomi con le loro trascrizioni e le indicazioni ferme, rigide, ferree, geni che impartiscono proprio lezioni e indicazioni cromosomiche regolari che seguono dei principi severi rigidi ed è anche l’energia più alta più esterna dove risiede la parte più conscia, la perfezione della coscienza, che è la matrice del super io. Infine abbiamo la cupola uterina questa parte morbida che funge da filtro, da tramite, da traduttore della vita attraverso il sangue che circola dentro al feto, sangue che trasporta l’emozione materna con il suo pulsare ma anche con il suo controllo, pulsione e controllo che permettono al feto di costruire una personalità morbida plastica e flessibile. La cupola uterina non può che non essere la matrice del nutrimento della mediazione e quindi la base dove si hanno le prime indicazioni dell’io. Queste tre piattaforme costituiscono le colonne portanti dello sviluppo psicologico e fisico del bambino e conseguentemente dell’adulto, abbiamo un’identità che si costruisce attraverso queste tre componenti, che devono, anzi dovrebbero svilupparsi con un grado di civile convivenza in modo tale da non far si che nessuna delle tre prenda il sopravvento.Qui è fondamentale l’esperienza di relazionamento con i protagonisti della vita di un bambino e dell’esperienza che un bambino vivrà nei suoi anni di sviluppo fino a più o meno l’età puberale, quindi il confronto con la convivenza con i genitori, i tutori, la scuola, i compagni e gli amici. Tutto ciò di cui ho parlato è fondamentalmente gestito dal diaframma toracico quindi lo stare in equilibrio tra la pulsione e la ragione viene controllato dall’io tramite il diaframma toracico, poi si aggiunge anche che anatomicamente il diaframma è fortemente condizionato e controllato dal fegato, vuoi perché è un muscolo, vuoi perché il diaframma si costruisce adattandosi alle dimensioni del fegato ed infine vuoi perché è proprio il fegato insieme alla vescica biliare che stabiliscono le regole dell’essere giusti, dell’essere appropriati, dell’essere corretti, che non significa essere controllati e compressi, ma semplicemente onesti con gli altri e con noi stessi. Dopo tutte queste correlazioni è doveroso ri-evidenziare che la capacità di controllo è del super io, l’adattabilità dell’io e la reattività delle pulsioni è dell’es, quindi tutto ciò che durante l’infanzia non ci ha permesso di riuscire a sciogliere e superare, creando il conflitto del non superamento, può influire sull’insorgere di nevrosi, ma anche il non superamento di uno stato di inflessibilità e durezza, magari derivato da educazioni troppo rigide e impostate sul principio di perfezione e conformismo che  poi avvengono magari attraverso l’intimidazione, il ricatto, a volte la violenza fisica e/o verbale, che influirà non poco sulla dominanza del super io e sul controllo, oppure il non superamento della sindrome dell’abbandono provocato da scelte educative che non  hanno proposto dei limiti, dei paletti, dei territori protetti, magari organizzati,  dove poter comprendere il rispetto, la considerazione, la gestione delle emozioni delle sue crisi e che hanno e che possono nutrire il disorientamento, l’indefinibilità di un modo di essere, l’assoluta mancanza di parametri, i confini dove potersi riconoscere identificare e che hanno nutrito il senso di abbandono affettivo e anche l’abbandono educativo che hanno contribuito a rendere l’io in balia delle pulsioni primitive e quindi è un conflitto che va a colpire l’io e la sua mediazione. E in tutto questo ci siamo noi che fino a quando eravamo bambini ci siamo barcamenati tra l’istinto pulsante dell’es e cioè del nostro sentire, la vita nelle viscere e il tentativo di essere perfetti, che è la costruzione del super io e questo derivante dalle indicazioni morali, etiche educative dell’ambiente circostante. Noi che abbiamo costruito la nostra personalità e cioè la capacità di adattarci ai vari eventi della vita cercando di stare nel mezzo tra un po’ di inconscio e conscio, tra istinto e ragione, tra emozione e razionalità e con tutto questo faticoso crescere, il diaframma ha cercato di supportare questo io, per farci diventare la migliore versione di noi stessi, nel bene e nel male e per farlo abbiamo dovuto sacrificare parte del nostro istinto, parte della nostra idea di perfezione, sistemandoci al meglio in quel territorio di compromessi, che ci hanno reso accomodanti comprensivi, riconoscenti, tolleranti, efficienti e il tutto si riassume in un unica parola: Bravi! bravi nel rispettare le regole, bravi nel rispettare l’altro, bravi nel riuscire a cavarsela nonostante tutto, ebbene tutto questo è merito del diaframma che ha cercato di mantenerci saldi al nostro io, grazie al nostro fegato che ci ha permesso di sfidare le avversità con coraggio e determinazione, ma tutto questo a caro prezzo perché lo stare a galla comporta il mantenere un equilibrio che non sempre è presente, costante, efficiente e ci riusciamo quando gli eventi sono alla nostra portata quando sono più o meno gestibili, quando sono gravi ma non catastrofici, quando sono pesanti ma non schiaccianti, quando sono pericolosi ma non eccessivamente, ma come sappiamo tutti, prima o poi la vita ci mette di fronte a situazioni ed esperienze che non sempre sappiamo gestire e per poterlo fare corpo e mente fanno il possibile per farsi resistere anche dentro alla tempesta più distruttiva. E come fa il corpo con l’es, la mente e il super io a farci stare a galla in ogni modo possibile? costringendo l’io a rimanere forte e stabile attraverso il controllo sul diaframma toracico, un diaframma che per salvarsi deve scaricare le pressioni che arrivano dall’alto, dal basso, dal controllo delle pulsioni, dall’istinto dalla ragione, una grande impresa, un’impresa che anche questa per compiersi deve scendere ad un compromesso e siamo arrivati alla nevrosi che sono il tentativo di rimanere nel mezzo, sono quel compromesso che ci permette di non diventare vittime e carnefici martiri o despota, oppressi o addirittura dei tiranni, quel compromesso che permette lo scaricarsi del fattore tensionale molto forte, che permette di diluire la frustrazione, il senso di impotenza, ci permette di allontanare quella sensazione in cui non riusciamo a trovare il bandolo della matassa. I disagi che l’io denuncia attraverso le nevrosi sono diversi, tra le più conosciute c’è quella dello sporco, ossia l’idea che le proprie mani o le cose siano sporche o contaminate, c’è anche la nevrosi della contaminazione cioè la paura che ci si contagi  toccando gli oggetti o le mani dell’altro, un’altra nevrosi è il dubbio di aver lasciato la porta di casa o la macchina aperte, di non aver chiuso il gas, di non aver fatto bene il compito nonostante aver già controllato più volte, la necessità di avere le cose in un preciso ordine, manifestando un disagio enorme se vengono spostate e non sono perfettamente simmetriche o vengono messe in disordine, l’idea di perdere il controllo magari impugnando un coltello e avere la paura di far del male ad una persona sia essa un familiare o non, un’altra nevrosi è il bisogno continuo di cercare immagini estreme, oscene, violente e magari anche immagini blasfeme, l’altra quella di contare le cose costantemente, ripetere parole e formule pregare continuamente, un’altra nevrosi è quella dell’ossessione del controllo del peso corporeo o quella di scusarsi per ogni cosa nonostante non si è fatto nessun errore, scusarsi, oppure quella dell’eccessivo sarcasmo, quella di dissacrare ogni cosa, la mania dell’accumulo del non buttare via niente ,tipo gli accumulatori seriali, quelli che riempiono la casa di cose inutili,  la borsa di cose che non servono ma che devono rimanere lì. Ma anche il mangiarsi le unghie, lo strapparsi i capelli e le sopracciglia sono piccole fobie ma che comunque sono delle nevrosi di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo pensare che tutte le cose dalle più banali alle più complesse, si originano dal bisogno del diaframma e dell’io di gestire il conflitto della paura del superamento, del riuscire, del farcela, del resistere e mai come in questi ultimi anni il nostro io è stato messo a dura prova, siamo stati catapultati in una dimensione mai vissuta prima, sconosciuta, dove i concetti di tempo, relazioni, contatto, normalità, abitudini sono stati ribaltati, scardinati ma l’io sa che il pericolo non è nelle esperienze in se che stiamo vivendo, un’esperienza che la nostra coscienza ritiene fuori dalla nostra portata, ma piuttosto dalla paura di non saperci adattare ad un nuovo modo di intendere la vita, ad un cambio di prospettiva che fino ad ora non contemplavamo, ci stiamo preparando a vivere una nuova epoca, una nuova era e dobbiamo cercare di adattarci senza il pericolo della convinzione che non potremmo fare a meno di ciò a cui eravamo abituati prima. Per decenni abbiamo vissuto nell’abbondanza, nell’eccedenza e ora la forzatura contestuale a questo tempo trascorso in quei lunghissimi 12 mesi di restrizioni di imbavagliamenti, di distanziamento, di perdite, di lutti, di malattia, di confusione sociale e politica, di incongruenze cliniche, di paura, di povertà per molti, ci ha messo di fronte a grandi opportunità, quella di riprenderci dalla situazione dell’abbondanza, di disintossicarci dal superfluo, riabilitare il valore della semplicità e farci bastare, riconnetterci con il senso di appartenenza alla vita, alla natura all’umana percezione di noi stessi, non più come macchine, ma come carne, come pelle, emozioni abbracci parole lacrime sorrisi, complicità, condivisione, umanità, accondiscendenza, altruismo, tutto quello che l’io conosce bene e che ha bisogno urgente di ridiventare e il diaframma quindi, che è l’espressione fisica dell’io, per sua natura cerca di scardinare la convinzione di non essere all’altezza di affrontare un cambiamento così radicale, così profondo e quindi lo fa attraverso lo sviluppo del processo nevrotico, un processo che ha come finalità l’ammorbidimento del pensiero del corpo, di scaricare a terra la tensione, quindi l’insorgere di nevrosi in questo ultimo anno è la risposta giusta a far sì che il nostro modo di percepirci sia plastico, resistente e reattivo come le tre caratteristiche del diaframma stesso. Ogni forma di nevrosi è messa in atto da un corpo che cerca di ridurre l’insoddisfazione di essere diventati ciò che non si è, per recuperare la gratificazione di ritornare ad essere se stessi, veri, originali, genuini, puri, saldi, sicuri radicati e poi alla fine vivi e il diaframma si contrae si piega si riduce si innervosisce e alla fine si impone una qualsivoglia ossessione per spostare dall’interno all’esterno il bisogno di tranquillità, di serenità, il quale viene veramente ottenuto con la messa in scena di atteggiamenti e azioni compulsive a volte esasperate come se il non farle, il non metterle in scena sia motivo di disorientamento completo e quindi profondo sconcerto perciò più che pensare ad una rimozione forzata delle nevrosi sarebbe più opportuno e decisamente più opportuno cercare di lavorare il diaframma per farlo accomodare in uno spazio meno angusto, meno compresso. Il compito di lavorare sull’origine psichica delle nevrosi non è nostro, ma piuttosto di un eventuale percorso come ho detto all’inizio, psicoterapeutico che permette all’individuo di non sentirsi sbagliato, solo magari semplicemente disturbato da quel famoso meccanismo di non superamento, questo è un lavoro che riabilita la parte psichica legata all’insoddisfazione e all’incatenamento dell’io e quindi alla parte legata all’evoluzione pensiero. Noi ci occupiamo del corpo e il nostro ruolo è quello di riabilitare la competenza del diaframma per renderlo più malleabile nell’ affrontare una o più crisi e noi del metodo conosciamo molto bene le tecniche di sblocco su questo grande muscolo addominale.

Barbara Baldassarre