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    Cronaca
    29 Marzo 2023
    Arce – Omicidio Mollicone: Ricorso pm, motivazione sentenza illogica e mancante

    “Uccisa perchè non parlasse, i Mottola spietati”

    ARCE – Secondo la Procura di Cassino la sentenza sul delitto di Serena Mollicone, la ragazza di Arce trovata cadavere il primo giugno 2001, che ha scagionato l’intera famiglia Mottola, va totalmente riformata perché la motivazione è contraddittoria e/o manifestamente illogica e in alcuni casi mancante o apparente.

    Il 15 luglio scorso la corte d’assise di Cassino ha assolto l’ex comandante della caserma dei Carabinieri di Arce, Franco Mottola, il figlio Marco, la moglie Anna Maria, dall’accusa di omicidio in relazione alla morte di Serena. E i due carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano da quella di favoreggiamento.

    In 270 pagina di motivazioni la procura di Cassino, rivolgendosi alla corte d’assise d’appello di Roma, spiega perchè, a suo parere, è sbagliata la sentenza che ha assolto gli imputati.

    Nel ricorso, la procura torna a insistere sulla credibilità delle dichiarazioni rilasciate dal brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi, poi morto suicida, sulla presenza nella caserma di Arce della giovane il giorno della sua scomparsa; sulla fondatezza della perizia medico legale e sulle dichiarazioni degli specialisti del Ris e soprattutto sulla bontà delle indagini svolte dal maresciallo Gaetano Evangelista subito dopo il suo arrivo nella caserma di Arce nel 2004.

    “Nessuno ha riferito i fatti come realmente accaduti; l’unica persona che avrebbe potuto raccontare l’accaduto sarebbe stata proprio la povera Serena Mollicone. Probabilmente è per questo che chi ha ucciso Serena Mollicone l’ha simbolicamente messa a tacere (le ha ‘chiuso la bocca’), sebbene non le abbia del tutto impedito di ‘parlare’ attraverso le tracce che il trascorrere inesorabile del tempo e le numerose ‘vicissitudini’ susseguitesi non hanno ciononostante cancellato”. Così la procura di Cassino nell’atto cui ha impugnato la sentenza assolutoria di primo grado. “Si puo’ ritenere – è la conclusione dei pm che chiedono la riforma totale della sentenza – che la condotta dei Mottola (tutti concorrenti sul piano materiale e morale) è stata, dunque, non solo assolutamente anti-doverosa ma anche caratterizzata da pervicacia e spietatezza, specie nel nascondere quanto realmente accaduto”.

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