Roma – L’ansia più che una sindrome è da considerarsi un disturbo che più o meno segna la vita di tutti perché fondamentalmente è un correre continuamente dietro a progetti, programmi, doverismi, situazioni e la vita stessa che induce il nostro modo di fare ad essere così sincopato, affrettato, che non farà altro che favorire quell’ansia che è ovviamente di gran lunga, nella stragrande maggioranza delle persone, fisiologica, però in molti altri soggetti, che sono particolarmente più sensibili e che hanno anche una capacità di recepire gli eventi con un pathos e con una compartecipazione particolarmente coinvolgente, l’ansia assume delle dimensioni e delle costituenti decisamente più difficili, articolate, contorte anche particolarmente difficoltose da gestire e da integrare nella nostra vita. Stabiliamo un grande postulato che l’ansia non è definibile una malattia psichiatrica, è però una delle sintomatologie che si contestualizzano anche a malattie psichiatriche fortemente debilitanti e destabilizzanti, però noi non ci occuperemo di quella parte di psichiatria perché è di competenza di medici e professionisti che sanno come intervenire e soprattutto sanno come trattare soggetti che sviluppano e che evidenziano problematiche psichiatriche di un certo tipo, l’ansia fa parte di un quadro schizofrenico, di un quadro di depressione ed è un termine utilizzato a 360° per definire uno stato di nervosismo, uno stato patologico anche di apprensione alla vita. Nella vita di tutti i giorni noi dobbiamo affrontare quelle problematiche ansiogene che possono colpire ognuno di noi indipendentemente dal nostro grado di conflittualità psichica. Tutti possiamo essere protagonisti di un contesto ansiogeno quindi mi sembra doveroso capire quali sono le dinamiche che possono far evidenziare ancora di più e far si che un’ansia fisiologica diventi patologica, perché questa è la differenza. Precedentemente abbiamo parlato di nevrosi e le abbiamo contestualizzate nell’elemento verde le abbiamo contestualizzate al diaframma, aprendo un file molto molto importante su quello che è il nostro bagaglio psicologico, in riferimento al super io, all’io e all’es, abbiamo visto quali sono i meccanismi che poi si sviluppano e possono sviluppare nell’individuo una congestione tale di tensioni, da provocare il bisogno di ricorrere a nevrosi e a psicosi che possono ovviamente sostenerci marginalmente, ma che in realtà ci destabilizzano e ci deviano dal nostro progetto originale. Quindi ora passiamo ad un altro elemento che è l’elemento rosso, che nella costituente interpretativa psicosomatica, rappresenta tutto quello che è legato al cuore, all’intestino tenue, al sistema nervoso, al sistema circolatorio, al tessuto vascolare, al sistema proprio di relazionamento che è fondamentalmente il punto focale sul quale porremmo attenzione in rapporto all’ansia, perché sono quelle strutture organiche e viscerali che permettono all’individuo di avere e di mantenere una salda aderenza alla sua potenzialità comunicativa. La comunicazione è fatta di parole, è fatta di tono, di significati verbali ed è proprio per questo che laddove si insinuano, si strutturano e si sovrappongono situazioni che limitano la nostra verbalità e il nostro modo di comunicare, si accendono dei campanelli d’allarme nel nostro sistema che vedremo nello specifico quali sono. Prima ancora di vedere il motivo dell’ansia dobbiamo in qualche modo cercare di capire che cos’è la definizione e come viene riconosciuta, quali sono le sintomatologie e quali sono le caratteristiche che ci permettono di riconoscere l’ansia, di riconoscersela ma anche di riconoscerla in un altro soggetto. Quindi cosa possiamo dire dell’ansia? Partiamo dal significato del termine che deriva dal latino Angire che significa stringere e quindi è proprio uno stato emotivo che ci stringe dentro a una cortina di tensione, di grande stato di allarme, che può avere riscontro in vari momenti e situazioni della nostra vita, anche quando in un contesto di razionalità potremmo non associare la nostra ansia a un motivo specifico, perché viviamo proprio talmente dentro le situazioni, che non riusciamo ad analizzare i motivi e le piccole sfumature che ci portano ad accumulare nel tempo uno stato ansiogeno. L’ansia è spesso descritta come una grande sensazione di tensione psicofisica quindi non è solo una questione mentale, una tensione del pensiero quindi viene proprio definita una tensione che può portare preoccupazione, stato di inquietudine che a volte può sconfinare addirittura nella paura, però l’ansia non è sempre sinonimo di malattia ed è proprio per questo che è importante stabilire che esiste un’ansia fisiologica e un’ansia patologica. L’ansia fisiologica che viene chiamata anche d’allarme è comunque uno stato di tensione psicologica e fisica e che peraltro coinvolge più risorse dell’individuo, ma sono risorse che vengono attivate per mettere a punto tutte quelle iniziative, quei comportamenti che sono utili al nostro adattarsi a delle situazioni, tipo l’ansia da esame è un’ansia fisiologica, se io sento tachicardia, umidificazione delle mani, la bocca più asciutta, una sensazione di un nodo in gola è un’ansia che è finalizzata ad una prestazione che può essere potenzialmente pericolosa, perché magari ho paura di dimenticarmi qualche cosa, perché non mi sento di essere all’altezza della situazione, ma poi una volta finito l’evento tende a scemare, quindi l’ansia fisiologica fa parte della nostra vita. L’Ansia patologica di cui parleremo è che quella che è più difficile da controllare, da gestire e da rimuovere. L’ansia è patologica quando disturba in maniera notevole il funzionamento psichico e questo disturbo può determinare una vera e propria limitazione alle capacità di adattamento dell’individuo e porta un disorientamento, uno stato di quasi follia, di confusione mentale è caratterizzata da uno stato di incertezza rispetto al futuro che dà una grande quantità di sentimenti spiacevoli, quindi il pessimismo, la paura di qualsiasi cosa, l’eliminazione di cose che possono essere pericolose ed innesca tante condizioni che sovrapposte l’una all’altra rendono la condizione psico emotiva del soggetto fuori controllo. Quest’ansia patologica è un po’ vaga nel senso che non c’è sempre una precisa causa distinguibile, riconoscibile, oppure può riguardare in forma morbosa la paura verso oggetti, situazioni, eventi che non necessariamente sono pericolosi o che possono indurre un senso di allarmismo, però l’individuo li percepisce e li traduce come situazioni devastanti e questa condizione accompagna anche altri problemi psicologici e psichiatrici, quindi possiamo dire che l’individuo più predisposto a questo tipo di ansia, è la persona che ha in se dei conflitti irrisolti che hanno magari delle matrici nel vissuto pregresso, magari nell’infanzia, nell’adolescenza, una serie di condizioni di storie che non si sono risolte, non si sono tradotte, non si sono comprese e che ovviamente non si sono superate. L’ansia ha intensità tali a volte da provocare un insofferenza insopportabile, determina comportamenti di difesa che veramente limitano l’esistenza dell’individuo, una delle più frequenti manifestazioni è l’evitamento significa evitare situazioni ritenute potenzialmente pericolose anche quando razionalmente non lo sono, oppure l’altra strategia o condizione è adoperare il controllo delle sue reazioni attraverso la messa in atto di rituali di vario tipo, ad esempio la fobia di fughe di gas che porta la persona a controllare molte volte i pomelli del gas, a chiudere e aprire in maniera compulsiva la leva del gas, controllare le chiavi nelle porte, che sono manie, ma che sono comunque un’espressione di un soggetto ansiogeno. L’ansia come ho detto prima può essere un disturbo a sé stante, ma può anche essere un elemento distintivo in parecchie malattie psichiatriche, la schizofrenia, le manie, i disturbi della personalità, i disturbi sessuali e ovviamente dell’adattamento alla vita dell’individuo. È importante capire come noi possiamo esserne vittime e come poterne uscire in maniera non immediata, perché da una condizione di ansia patologica non se ne esce con grande facilità e con grande dimestichezza, non se ne esce con grande leggerezza, si ha bisogno di fare determinati passi si ha bisogno di comprendere i meccanismi, si ha bisogno di razionalizzarla e di identificare quali sono le restrizioni che noi abbiamo messo nella nostra mente, quali sono i paletti e quali sono le ombre che abbiamo maturato e che abbiamo sviluppato nell’arco di un periodo, nell’arco di una vita, nell’arco di un percorso che stiamo facendo o che abbiamo fatto. Quando proviamo ansia mettiamo in atto delle strategie per ridurre o eliminare la minaccia, cercando quindi di ripristinare una situazione di normalità che è assolutamente soggettiva e che mi permettono di acquisire uno stato di tranquillità che non sono però modalità che rimuovono l’ansia, ma sono semplicemente delle piccole strategie personali, assolutamente soggettive che riducono il livello d’ansia, che la mettono a tacere o perlomeno che non permettono agli stati poi percettivi fisici sensoriali di essere esasperati. Che cos’è che fa sì che un’ansia fisiologica si trasformi in un’ansia patologica e ovviamente diventi un disturbo d’ansia? Nei disturbi d’ansia l’attivazione fisiologica che segue poi la percezione di una minaccia che è nell’ambiente, viene valutata dal soggetto in maniera catastrofica ed è questa la cosa più rappresentativa dell’ansia e quindi diventando quella situazione così catastrofica, l’elemento di blocco e di arresto di ogni leggerezza, di ogni morbidezza, di ogni comprensione, quindi più l’individuo legge in quella minaccia una condizione non superabile, assolutamente impossibile da affrontare, più vede nell’impossibilità di superamento la sua risoluzione, più è bloccato nell’affrontare una situazione, più l’ansia sale e più negativa diventa la prospettiva del superamento, quindi è un circolo vizioso in cui l’interpretazione sbagliata errata e catastrofica aumenta di per sé i sintomi dell’ansia e questo a loro volta rinforza la visione devastante catastrofica dell’evento della situazione. Ma da che cosa è mantenuto il disturbo d’ansia? quali sono gli atteggiamenti principali che ci rendono ancorati a questa ansia patologica? L’attenzione selettiva cioè quando il soggetto pone attenzione maniacale ai segnali del proprio corpo, interpretandoli anche questi in maniera catastrofica, ad esempio quando un peso sul petto diventa un infarto quando un nodo in gola diventa un tumore, quindi una sorta di ipocondria, quando una percezione fisica data da uno stato tensionale diventa malattia, ma in realtà dietro non c’è un corpo che si sta sgretolando non c’è un corpo che si sta abbandonando a qualche cosa di pericoloso, ma semplicemente un corpo che sta cercando una via di fuga. Un’altra caratteristica comportamentale dell’ansia patologica è il rimuginio ossia quando il soggetto trascorre tantissimo tempo a preoccuparsi per cercare di vedere o prevenire tutti quegli eventi e quelle situazioni che per lui sono negativi e di incertezza e quindi questo pensiero assillante lo porta a costruire mentalmente delle ipotetiche virtuali soluzioni che peraltro non lo portano mai a raggiungere delle conclusioni. Il rimuginare costantemente aumenta il grado di attenzione che si dà al pensiero e il ricorrere in maniera ripetitiva a determinati riferimenti di paura non fa altro che far rimanere il livello d’ansia altissimo. Il terzo atteggiamento di cui vi ho accennato prima è l’evitamento, il non arrivare ad una conclusione per superare quegli allarmismi che secondo lui sono pericolosi allora evita gli stimoli temuti per non incorrere nell’ansia. Rimuove addirittura determinate cose che nella quotidianità non vengono ritenute pericolose ma nel suo immaginario, nella sua parte conscia e sofferente risultano essere insormontabili. Quindi con questo atteggiamento il soggetto si chiude via via sempre più agli eventi della vita, alle situazioni che nella normalità scaldano, distraggono che nella normalità possono eventualmente abbassare il livello d’ansia ma nell’immaginario dell’individuo che soffre questo tipo di disagio è impensabile poter affrontare situazioni così semplici, così banali, così normali perché la sua condizione gli suggerisce che è pericoloso, perché può succedere che si senta male ha paura dello svenimento, ha paura di farsi vedere star male dagli altri, elemento di disagio dell’ansia patologica è il non far vedere agli altri un proprio momento di crisi, quindi alla base c’è il grande problema che si ha con la vergogna di dimostrare uno stato di vulnerabilità, uno stato di grande compartecipazione.È possibile distinguere diversi tipi di ansia c’è l’ansia automatica che è la risposta immediata a un pericolo imminente, poi c’è l’ansia anticipatoria che è di breve durata scatenata da un pensiero immaginativo di un evento, pensando a qualche cosa che potenzialmente potrebbe essere un pericolo, ma che nella realtà non ha immagini di pericolosità se non nel suo immaginario, poi c’è l’ansia generalizzata che è una sensazione di tensione costante che non è associata a stimoli particolari o che possono evocare nel soggetto lo stato ansiogeno, però esiste quella tensione costante ad affrontare qualsiasi situazione, ovviamente è la più disabilitante ed occlusiva della vita. Infine c’è l’ansia che può portare attacchi di panico caratterizzati da attivazione di risposte somatiche, sintomi fisici che possono essere palpitazioni, fame d’aria, vertigini fino addirittura ad arrivare ad un senso di follia, fino all’estraniamento della realtà.La clinica psichiatrica afferma che i soggetti con disturbi d’ansia patologica hanno un riscontro nei fattori ereditari, in quelli biologici, più che altro chimici, infatti studi che sono stati fatti proprio sul cervello hanno visto che l’insorgenza dell’ansia può essere correlata alle alterazioni della quantità di neurotrasmettitori che possono essere la nora adrenalina, una ridotta disponibilità di serotonina che ovviamente è quella sostanza che regola il benessere, il gaba che agisce come inibitore su tutti gli stati di eccitazione nervosa del cervello e che è tra i più importanti neurotrasmettitori del nostro organismo, il terza fattore di probabilità e di predisposizione all’ansia patologia chiaramente sono i fattori inconsci, quindi abbiamo visto un fattore ereditario un fattore chimico e un fattore personale che si riferisce al pensiero freudiano secondo cui l’origine di questi disturbi derivano da un conflitto inconscio che nasce dall’infanzia e si ripresenta nell’età adulta. Ma come l’interpreta l’ansia il Metodo Lucia Torri Cianci? Ve lo racconterò la prossima settima…Barbara Baldassarre

