Roma – Per il Metodo Lucia Torri Cianci l’ansia è una compressione e quindi un forte disagio delle membrane celebrali che sono: la falce cerebrale, il tentorio cerebellare, la falce cerebellare e il diaframma della sella. Cosa sono e qual è il loro ruolo del cervello nei confronti di questo disturbo dell’ansia? Perché se c’è una matrice, una struttura nella quale si forma l’ansia non è nel corpo ma è nella mente. Prima di addentrarmi nella descrizione della competenza di che cosa sono queste membrane bisogna fare una specifica di come è fatto un cervello e lo dividiamo in tre settori o sistemi, che sono il cervello rettiliano che corrisponde al tronco-encefalico e il cervelletto che è la nostra parte istintiva, poi abbiamo il cervello mammifero che corrisponde al sistema limbico che è la nostra parte affettiva emozionale dove si elaborano le nostre emozioni e poi abbiamo la mente o ragione che è abbinata alla neuro corteccia, la parte più superficiale del nostro cervello. Questi tre cervelli a loro volta sono divisi a metà quindi tutti e tre hanno una parte destra e una parte sinistra che non è un dettaglio, perché la parte destra è la zona calda del nostro cervello quella più emozionale e la parte sinistra invece è la zona fredda quella più razionale. Ora vediamo nello specifico di cosa si occupano questi tre cervelli, allora il cervello rettiliano chiamato così perché è simile al cervello di un rettile rappresenta la parte più antica del cervello è la sede degli istinti primari è quello che deve conservare maggiormente la nostra reattività istintuale, quindi si occupa della difesa del territorio, della risposta attacco e fuga cioè di tutti quei comportamenti che non sono costruiti sul ragionamento ma sull’istintualità quindi anche la nostra sessualità, è la parte del cervello fondamentalmente legata all’inconscio, la sua caratteristica è quella di avere assolutamente reazioni non condizionate non elaborate, cioè sono risposte involontarie deputate all’istinto di sopravvivenza, è anche la parte che si occupa del territorio della conquista, della sua difesa e di quei comportamenti ovviamente non verbali che avvengono in gruppo e che formano quelle gerarchie sociali distinguendo anche i capi e i sottoposti, è qualche cosa che ti fa riconoscere che lui è superiore a te e che è giusto che tu ti affidi a lui, questa può essere considerata la nostra parte animale la nostra parte più arcaica, quindi la sua caratteristica è anche legata ai bisogni fisici primari come il cibo e il sesso che sono condizioni che tendono a non essere particolarmente legati alla comunicazione sociale, all’attaccamento alle persone, perché sono quelle strutture cerebrali molto più raffinate e articolate e non così grossolane, comunque la parte sinistra fredda di questo cervello ci permette di dominare le situazioni, ci permette di fare affidamento sulla nostra forza fisica, usare l’aggressività e l’autorità quando serve, a comandare se necessario ma a comandare con le competenze richieste dal ruolo di comando, ci permette di assicurarci una posizione, ci fa battere i piedi quando abbiamo bisogno di far valere il nostro io, il nostro valore. La parte destra invece è quella più calda, quella più compartecipe anche se rimane sempre una parte istintiva, è quella che ci permette di essere un po’ più accondiscendenti, di convivere pacificamente con gli altri, di riconoscere le diversità perché magari istintivamente mi riconosco diverso dall’altro e ciò mi permette anche di rispettare, di stabilire una diversa occupazione di territorio, questo ci permette proprio di rispettare le gerarchie e le diversità che possono essere familiari affettive e lavorative, ci supporta nel sentirsi giusti nonostante la diversità è una parte istintiva, le discriminazioni di specie, di razza, di sesso non nascono qui, ma da substrati educativi che si depositano in altre parti del cervello, non certo nella parte istintiva perché noi istintivamente andremo d’accordo con tutti pacificamente perché sapremo riconoscere le diversità e quindi ci adatteremo tranquillamente alle diversità altrui, senza giudizio e senza condanna, l’istinto ci fa sentire la paura che è un istinto naturale a garantirci la sopravvivenza.Il cervello mammifero come ho detto prima è la sede dell’emozione perché è collegato al sistema limbico dove abbiamo l’ipotalamo, l’ipofisi e dove abbiamo l’epifisi quindi una fabbrica di percezioni sensoriali che ci collegano al nostro vissuto emotivo è la condensa delle nostre emozioni, è proprio la fucina, il forno dove si mettono veramente a macerare e a cucinare tutte le nostre emotività, è anche la parte del cervello deputato alla nostra comunicazione quella affettiva, alla cooperazione, alla collaborazione, all’essere compartecipe perché è proprio l’emotività che ci permette questa caratteristica, questo modo di definirci e di essere con gli altri, è associato al pre conscio cioè a tutti quegli aspetti psichici non immediatamente presenti nella consapevolezza, ma che possono essere richiamati, è la sede dove viene registrata anche la classificazione di cose ed eventi come buoni o cattivi, se nella parte istintiva, c’è un porre un istinto di diversità, in questa parte del cervello elaboriamo il senso di… e la qualità della diversità, se è una diversità buona o cattiva, quindi essendo anche la sede delle emozioni è quella parte che ci permette di prenderci cura degli altri, d’altronde basti pensare agli animali mammiferi che accudiscono la propria prole, i propri cuccioli a differenza di altri animali, tipo i rettili, non hanno questo tipo di atteggiamento nei confronti dei propri cuccioli e quindi proprio questa parte del cervello è la nostra parte più calda, anche la parte più infantile, la parte che si emoziona di fronte alle cose e che poi prova le emozioni come la rabbia, la tristezza, la gioia, la paura, queste emozioni hanno sede qui ed è per questo che lo definiamo il cervello emozionale, il cervello affettivo, sensibile, impressionabile, vive di passioni, di emozioni è attaccato all’affetto, al bene della famiglia, agli amici, al rapporto con i colleghi e a tutti quegli ambienti dove è possibile un attaccamento emotivo affettivo. La parte sinistra fredda, perché per quanto questa porzione del cervello possa essere definita la parte calda, ha anche un aspetto un pochino più contenuto, sintetico che si manifesta nella zona sinistra che è fredda, ci permette di prodigarci per gli altri, ci sostiene nell’essere impegnati nel sociale, ma senza rinunciare al nostro bisogno, significa che ci fa essere disponibili ma non con l’abnegazione, non con la tortuosa inclinazione a regalare qualsiasi parte di noi stessi, è quella parte che ci dà l’entusiasmo, la parte di propulsività ed intenzione a combattere per il proprio pensiero, per la propria convinzione ed è anche la parte che ci fa riconoscere e percepire il dolore e la sofferenza altrui, quella parte che ci mette in comunicazione con la sofferenza, ma senza che queste ci travolgano e ci consumino, quindi ci permette di avvicinarci al sofferente, al bisognoso ma prendendocene cura e non distruggendo la propria vita al fine di sopportare e di sopperire ai bisogni della persona. La parte calda invece ci permette veramente di dare sfogo alla parte più intensa di questa parte del cervello, ci permette di commuoverci, di percepire l’emozione più profonda di tutto ciò che ci circonda, ci fa proprio partecipe delle sofferenze altrui, ci sprona ad aiutare gli altri nelle loro necessità anche con spirito di abnegazione, ci fa soccorrere il bisognoso, colui che chiaramente richiede assistenza, questa parte del cervello ci da gli strumenti per aiutarlo a rialzarsi, a guarire, a sfamarsi è la nostra beneficenza, è da dove parte il nostro bene più grande, indistinto, che non fa discriminazione, aiutare l’altro per il semplice bisogno di farlo star bene, quella parte che poi ci fa piangere, ci fa commuovere, ma ci fa arrabbiare anche di fronte all’ingiustizia, che ci fa urlare la nostra verità, che ci fa parlare di fronte all’esigenza comunicativa, ci fa stare dentro un conflitto ma per risolverlo, non per alimentarlo o nasconderlo, è quella parte del cervello che ci fa stare con le persone con grande trasporto con grande compartecipazione.Infine abbiamo la ragione che è la neocorteccia che è la sede peraltro del linguaggio, della mente, del pensiero, quindi della riflessione, dell’elaborazione cognitiva, è la parte più esterna, più nuova, relata più alla realtà, non all’immaginario, non all’emotività, non all’istinto, è quella più pragmatica, quella più realistica qui si prendono veramente le decisioni, le decisioni per la sopravvivenza e queste decisioni saranno quasi esclusivamente prese razionalmente, concretamente, con studio, con meticolosa e chirurgica attenzione. La neuro corteccia è quella parte che, eletta al linguaggio, ci permette di confrontarci verbalmente con il mondo circostante, di affrontare situazioni nuove, di immaginare un futuro, di pensare, di ragionare anche per ipotesi non solo per fantasia, chiude ovviamente tutte le funzioni cognitive razionali, ci permette di creare proprio la connessione tra i fenomeni che accadono e le cause che determinano gli accadimenti, quindi è proprio la nostra parte più razionale. La neuro corteccia si forma e viene maturata nella nostra condizione da adulti, proprio perché i bambini appena nati hanno una dominanza del cervello rettiliano, quindi gli istinti alla stadio puro, per poi acquisire la relazione del confronto attraverso il sentirsi curato e amato dal mondo circostante e questo va a costruire ed alimentare il cervello mammifero, a farlo maturare a renderlo consapevole della propria potenzialità emotiva, poi si matura la parte più esterna e si accendono le competenze man mano che l’individuo cresce. Quindi il cervello razionale è la sede del ragionamento, del mentalmente sicuro, è anche con questa parte del cervello che si formano menti più matematiche, gli studiosi e gli scienziati. La parte sinistra di questa neocorteccia ci permette proprio di affrontare con l’assoluta razionalità, ogni azione, ogni contesto proprio perché è la parte più fredda della nostra razionalità ed è proprio quella parte che ci aiuta a programmare le attività da svolgere, da preparare con rigore, tutto ciò che andremo a fare, ad usare la logica in qualsiasi discorso, in qualsiasi proponimento che ci permette di fare un’analisi dettagliata meticolosa di un progetto, di un’impresa di qualsiasi cosa, ci permette di soppesare ogni aspetto della vita che siamo tenuti a vivere e infatti questa competenza di questa parte del cervello è veramente definibile come la capacità di organizzazione. Invece la parte destra calda, sempre della parte razionale della neuro corteccia, ci permette di usare la mente in un modo anche un po’ astratto ed è quella parte con cui riusciamo a dare forma a un sogno che è possibile realizzare perché non dimentichiamoci che siamo nella neocorteccia, dove non c’è la cosa non facilmente realizzabile, può essere un sogno ma deve avere delle caratteristiche di realizzabilità, di concretezza, di potenziale concretezza e quindi che è possibile rendere realtà, renderlo tangibile, quindi ci fa immaginare un progetto, permette alla fantasia di denunciarsi e di esprimersi comunque dentro ai limiti della capacità di realizzare qualche cosa, quindi non è la parte del cervello che ci da le illusioni, la parte illusoria è quella emotiva non è certo questa, la parte destra della razionalità ci sostiene nel desiderare, ma anche nel comprendere e capire se quel desiderio è verosimilmente realizzabile oppure no. Qui possiamo dire che ha sede la strategia, quella competenza che ci permette di attuare attraverso una cognizione di causa tutti gli elementi per stabilire e costruire la strategia migliore per noi.Questi sono i tre aspetti del cervello, le sue tre evoluzioni e comunque è l’organo più complesso e affascinante del corpo umano, ed è una fonte di meraviglia, di scoperta, di strabiliante conoscenza è la struttura biologica che maggiormente ci differenzia dagli animali perché quella loro è meno sviluppata, è meno evoluta della nostra e la cosa più straordinaria del cervello è che non si tratta proprio di un organo statico che fa sempre la stessa cosa, ma è un qualcosa che costantemente muta ed evolve grazie agli stimoli, alle esperienze alle quali viene sottoposta e proprio per questo secondo me, secondo me possiamo affermare che noi abbiamo un cervello plastico, da intendersi proprio come struttura in movimento e quindi una struttura dinamica.Viste le sue tre evoluzioni, il cervello è diviso in due emisferi uno destro e uno sinistro che rappresentano significative differenze funzionali, che per quanto specifiche, nei processi cognitivi non determinano una predominanza dell’una sull’altra ma sono in comunicazione tra di loro, sono embricabili e fusibili tra di loro. La parte sinistra è quella più razionale e fredda e la parte destra è quella più calda quella più coinvolta, quella più fantasiosa quella più compartecipe, quindi si può affermare che l’emisfero sinistro del cervello è l’ingegnere che oltre ad essere specializzato nei processi comunicativi linguistici comanda anche la consapevolezza della quantità del tempo, la logica del pensiero e quindi qualificato nella percezione analitica della realtà, mentre l’emisfero destro è il poeta più specializzato nell’elaborazione visiva, nella percezione delle immagini, nella contestualizzazione spaziale e soprattutto nell’interpretazione emotiva quindi al cervello poeta la parte destra spetta più una compartecipazione globale complessiva di quello che si sta vivendo. Si possono avere dominanze di una parte del cervello ma comunque non va mai scisso in due parti, perché sono costantemente connessi tra loro e comunque caratterizzati da un continuo scambio di informazioni e messi in comunicazione tra loro da un grosso ponte che è fatto di fibre nervose, che è un corpo calloso, una membrana che permette al cervello, ossia ai tuoi lobi ,di integrare le elaborazione di una parte e dell’altra, quindi comunque questi due emisferi funzionano in modo sincrono e di fronte ad un trauma o ad una problematica anche fisiologica, uno dei due lobi perdendo delle facoltà sia comunicative che neurologiche, queste possono ridursi, ma sta di fatto che l’altra parte entra in compensazione e quindi a fronte di un deficit si aiutano. Nel prossimo articolo parleremo delle dinamiche che si creano all’interno del cervello e che sviluppano l’ansia.
Barbara Baldassarre

