L’attesa è finita. Stasera, ore 21, ancora emozioni e notti europee. E stavolta per la finalissima d’Europa League, quella della Puskas Arena riecheggiante storia, quella che la Roma spera di scrivere ancora col suo condottiero, Jose Mourinho. Dopo la Conference League dell’anno scorso, i giallorossi sognano un’altra coppa europea. Dopo Tirana, stavolta Budapest. Per un’invasione d’amore, quella del popolo giallorosso. Più di 20.000 sostenitori romanisti, altri pronti ad accorrere. Esaurita ogni tratta aerea, tra scali e voli da ogni dove. Chi non è riuscito ha deciso di solcare per amore 1821 km di passione. C’è tutta Roma che spinge, pur chi è rimasto nella capitale, che sposerà ancora l’Olimpico e i maxischermi. Sognando di ripetere un’apoteosi stavolta ancor più prestigiosa. La Roma è tornata una famiglia, forse come non si respirava da decenni. Bandiere che sventolano ovunque, stadio sempre gremito. Effetto Friedkin, effetto Mou: ambizione e compattezza. Un club a trainare un popolo. E meravigliosamente viceversa. Stasera, dopo una cavalcata sofferta e stremante, tra mille difficoltà come infortuni e rosa decimata, c’è da scrivere l’ultimo capitolo, quello più importante. La squadra è sbarcata in Ungheria: sguardi seri, poche chiacchiere. Ci sarà tempo per parlare di futuro, come giustamente sottolinea Josè in conferenza stampa: «Conta solo il Noi». Conta solo il presente. Davanti ai giallorossi un’istituzione del giovedì come Siviglia, tradizione enorme, 5 su 5 nel nuovo millennio. Tante vecchie conoscenze, tra Lamela e Monchi. Squadra esperta, completa e matura. Ma il suo tecnico Mendilibar non può mai vantare l’esperienza di Mou, stregone del Vecchio Continente che sogna il suo 6 su 6 nelle finali europee, una storia riecheggiante partita esattamente 20 anni fa. E c’è pure Paulo, volo e biglietto last minute. Un Dybala pronto a subentrare, sognando di tirar fuori il coniglio dal cilindro a gara in corso. Passano le ore, aumenta la trepidazione, ma la parola al campo è sempre più vicina: servirà la miglior Roma, quella tosta, mourinhana e testaccina, quella mentalità che l’ha portata fin qui. Roma, la storia ti chiama: adesso spetta solo a te.

