AS Roma, l’alba del giorno dopo: maledetti rigori, ancora fatali
Sport
1 Giugno 2023
AS Roma, l’alba del giorno dopo: maledetti rigori, ancora fatali

L’alba del giorno è ancor più dura. Stamani la Roma giallorossa s’è svegliata col dolore calcistico, quello vero. Ancora una volta, 39 anni dopo, la lotteria dei rigori ha infranto ogni sogno romanista. Vince il Siviglia, che trionfa, ancora una volta, istituzione del giovedì: settima Europa League negli ultimi 20, numeri straordinari. Il campo ha detto parità, ai rigori 5-2 andaluso.  Mourinho perde la sua prima finale europea, ma non è ancora tempo per parlare di futuro: va vissuto presente e immediato passato, tempo di guarire le ferite e asciugare le lacrime. Resta l’orgoglio di un cammino immenso, un popolo giallorosso a spirare e sostenere incondizionatamente in ogni lido d’Europa. Resta un club che con la sua cavalcata ha reso fiero e ribadiamo orgoglioso tutto il movimento sportivo italiano.

 

LA GARA

Primo tempo contratto, rognoso, tosto, esattamente come tatticamente la gara poteva esser letta alla vigilia. Siviglia esperto che, anche se non certamente l’espressione più tecnica in Spagna, tra le due sceglie chiaramente di far la partita. Mou accorto, compatto, come sempre. La missione non è soltanto colpir in contropiede: sarebbe riduttivo. La missione è quella di gestir bene il pallone quando se ne riconquista possesso: attaccare con idee chiare, in velocità, cercando i varchi studiati dal gran volpone portoghese, sfruttando la qualità di Dybala, le sponde di Abraham ma soprattutto la profondità. E proprio così si sblocca alla mezzora: Spinazzola fa le prove generali, poi un’uscita sbagliata dal Siviglia e un centrocampo più folto, quello giallorosso, riconquista il possesso della sfera, gran filtrante immediato di Mancini stile Tirana e attacco alla profondità di Paulo, che da vera mezzapunta entra in area dalla sinistra e incrocia sul palo lungo. Palo, lo stesso preso da Rakitic al tramonto del primo tempo. La Roma, con un pizzico di fortuna, conquista l’intervallo in vantaggio: ciò che Mou sognava. Paga la mossa di Dybala, protetto a livello di pressioni e aspettative, in realtà segretamente motivato e spiritato, lanciato dal primo minuto. In occasioni del genere, motivazioni prevalgono su fastidi muscolari. Nel secondo tempo il tecnico andaluso, Mendilibar, inserisce esperienza: dentro Suso e Lamela, altro atteggiamento. Devono attaccare, non hanno alternative. Piovono spioventi e la Roma inizia a soffrire, fatale il traversone di Jesus Navas, la deviazione colpisce Mancini che fortuitamente spedisce il pallone nella propria porta. Boccone amarissimo da digerire. Improvvisamente rischia di cambiare la partita programmata dallo Special One. Ristabilità la parità ad inizio ripresa. La partita si innervosisce, Mourinho è una furia col direttore di gara. Roma compatta, brava a non disunirsi e, al fine di utilizzare una metafora giornalistica, a restare chiaramente sul pezzo. E proprio i giallorossi cercano di far valere le loro armi migliori: centimetri, peso, palle inattive. Mischia clamorosa a metà ripresa davanti alla linea di porta andalusa, ma niente da fare: in più occasioni in una manciata di secondi la curva soffia, col cuore, col sentimento, ma la palla non entra. Altro campanello d’allarme: stavolta Dybala deve uscire, stanco, non ha più di un’ora nelle gambe. Entra un altro che d’esperienza ne ha da vendere, Gini Wijnaldum. Meno estro, meno qualità, ma più fisicità. La partita entra definitivamente nel vivo. 25000 cuori giallorossi a soffrire col Siviglia che attacca e spinge. Una sliding door può esser quella ad un quarto d’ora dalla fine, dove l’arbitro pietrifica i tifosi giallorossi e decreta rigore per il Siviglia. Proteste, Var, massima punizione tolta. Si resta così, ma ancora almeno 15 giri d’orologio. Nel finale inerzia tutta andalusa: piovono traversoni ovunque, ma Mancini resiste, Smalling giganteggia. Mou lascia andare gli andalusi al cross, che raddoppiano sugli esterni, ma la Roma sembra reggere il muro. L’occasione più straordinaria del secondo tempo romanista capita però sui piedi di Belotti, subentrato a Tammy Abraham: ancora gran soluzione dal piatto forte giallorosso, la palla inattiva, grande schema e gran palla di Pellegrini, ma l’ex centravanti una vita al Toro spreca colpendo male e spedendo la palla sul fondo. 6 di recupero, che sommati ai 7 del primo tempo ne dipingono il quadro di altri 103 stremanti della storia romanista. Allora supplementari, stremanti, più Siviglia. Roma senza forze, ma riesce con cuore e orgoglio a trovare l’ultimissima occasione del match, quando Smalling scheggia addirittura la traversa. Una gara finita a notte fonda, chiusa con la lotteria dei rigori. Il Siviglia vince palla o campo: li tirerà sotto la sua Curva. Andalusi che non ne sbagliano uno, Mancini e Ibanez sì. Decide Montiel, come 6 mesi fa in Qatar, lacrime amarissime per i giallorossi. Resta un sogno, una cavalcata, una città che s’è fermata, piena di passione. Un’altra notte di sofferenza per questi colori, ma resta orgoglio, tanto orgoglio, per tutto il movimento calcistico e sportivo italiano.