logo
    6 Agosto 2023
    Ceresa, AD Randstad: “Per le aziende il capitale umano è fondamentale”

    “Il capitale umano è importantissimo, le persone restano essenziali: l’intelligenza artificiale e i pc ci possono aiutare a fare quei lavori ripetitivi in cui non c’è bisogno del guizzo e dell’intuito, ma non ho ancora visto un’azienda fatta solo di computer: penso che le aziende avranno sempre bisogno di persone”. Lo ha detto Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Italpress Economy. Il Gruppo Randstad, “Ogni anno tocchiamo sulle 200-250mila persone che mettiamo al lavoro con un contratto a tempo determinato o indeterminato: facciamo tutto quello che serve per far trovare lavoro alle persone e tutto quello che serve per far trovare delle brave persone alle aziende”, ha sottolineato Ceresa. Attualmente nel mondo del lavoro “ci sono due trend molto importanti: uno è la diminuzione delle persone in età lavorativa, per cui già quest’anno perderemo circa 197mila persone tra i 18 e i 67 anni” e questo fenomeno “andrà ad aumentare nei prossimi anni, perché sono nati meno bambini dagli anni 2000 in avanti. È dal 1970 che inizi a sentirsi questo problema demografico: mancano le persone”, ha spiegato. “A questo si aggiunge una velocità dell’economia e del cambiamento delle competenze”.Per la velocità con cui le competenze cambiano, “è molto più importante trovare le persone che abbiano la capacità di imparare, più che cercare persone che abbiano già esperienze e competenze, perché negli anni potranno continuare a imparare cose nuove”. Inoltre anche “le persone con una certa esperienza hanno delle capacità che magari mancano ai giovani, perciò metterli insieme è un mix interessante”. È importante anche la formazione, a partire dalla scuola, dove “facciamo orientamento. Poi andiamo dai clienti e chiediamo loro che competenze devono avere le persone per poter entrare in azienda: quindi organizziamo dei corsi di formazione. Partiamo sempre da un’esigenza chiara”, ha continuato. In conclusione, “dobbiamo parlare con le aziende per dire loro di dare fiducia ai giovani e di pagarli in maniera tale che si possano permettere una vita decente. Ai ragazzi invece tentiamo di spiegare qual è la realtà delle aziende. Il nostro ruolo è far dialogare questi due mondi”.