Djokovic nella leggenda. E’ stata la sua domenica, è stato il suo weekend. L’ennesimo di una carriera infinita, straordinaria. E se l’amarezza estiva più importante, quella di Wimbledon, col passaggio del testimone a chi ambisce a replicare la carriera del serbo come Alcaraz, ha comunque per mille significati assunto connotati di gloria, nemmeno più tardi il mondo del tennis torna ad inchinarsi a Nole. O meglio, ai numeri di Nole. Rivincita del 2021, battuto e divorato Medvedev sotto ogni aspetto: Djokovic ha vinto gli US Open, il suo 24simo titolo Slam della sua carriera. Tre set a zero in poco più di tre ore di gioco: 6-3, 7-6, 6-3. Mai nessuno come lui, anche perchè le due leggende più importanti degli ultimi venti anni, ovvero Nadal e Federer, non sono rispettivamente andati oltre i 22 e 20. Una vittoria che riscalza Alcaraz da numero uno al mondo: al vertice torna Nole, infinitamente da record, 390 settimane da capolista e comandante del tennis planetario. E non è mancata emozione alla fine: non troppo per la coppa alzata, l’ennesima, ma per la dedica, splendida, con la maglia dedicata all’indimenticato campionissimo del basket mondiale e USA, Kobe Bryant, scomparso nel 2020. “Kobe era un caro amico. Abbiamo parlato molto della mentalità da vincente quando ero alle prese con un infortunio, cercando di recuperare. Era una delle persone su cui facevo più affidamento… era sempre lì per un consiglio. Quello che è successo con la morte di lui e di sua figlia mi ha ferito profondamente. 24 è la maglia che indossava quando divenne una leggenda del basket con i Los Angeles Lakers. È stata una cosa simbolica riconoscerlo per tutte le cose che ha fatto”.


