Un incubo che dura settimane, mesi. Un incubo che durerà anni. La realtà calcistica che sta vivendo Paul Pogba resta assolutamente drammatica. Il calciatore della Juve non si allena più nemmeno alla Continassa col resto dei suoi compagni. Ha scelto l’autonomia, ha scelto il silenzio. S’allena da solo, chiuso in casa, con uno dei suoi preparatori. Ma la carriera da calciatore volge molto probabilmente al termine. Da un mese Paul è stato sospeso in via cautelare in attesa di processo e sentenze, dopo esser stato come noto trovato positivo al testosterone in un controllo antidoping post gara d’esordio 2023/24 ad Udine, in quella che dopo l’ultima travagliata stagione quella del suo ritorno in bianconero sarebbe dovuta essere quella del rilancio. Invece altro che rilancio: questa è la stagione che può segnare veramente e francamente la parola fine alla carriera del centrocampista francese. Nel giro della prossima decina di giorni potrebbe infatti arrivare il deferimento. A quel punto Pogba avrà venti giorni di tempo per scegliere se presentare ricorso o cercare un accordo con la Procura. A dispetto di quanto sperato dai suoi legali il Tas di Losanno non entrerà in gioco nella vicenda: spetterà soltanto alla Procura decidere il suo destino. Non è ancora chiara quale sarà la scelta del calciatore e dei suoi legali: se dovesse cercare un accordo la pena potrebbe scendere ai due anni, se dovesse invece perseguire la strada dell’involontarietà dell’assunzione di sostanza dopante come testosterone potrebbe esser costretto a ricorrere al Tribunale Nazionale e rischierebbe tutti e 4 gli anni della preventivata squalifica. Soltanto poi la Juve prenderà la definitiva decisione sul futuro del suo tesserato. Una cosa è certa: la carriera di Pogba volge dolorosamente al termine.

