
(Adnkronos) – “Non c’è ancora un accordo” tra Israele e Hamas per il rilascio degli ostaggi rapiti lo scorso 7 ottobre, ma “i negoziati sono nella fase conclusiva” e “la mediazione del Qatar ha portato al punto più vicino al raggiungimento di un cessate il fuoco”. A dichiararlo è il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed bin Mohammad al-Ansari, aggiungendo che “i dettagli dell’accordo verranno diffusi al momento opportuno”.
L’annuncio dell’accordo con Israele per una tregua a Gaza sembra quindi imminente. “Siamo molto vicini a un accordo” che porti al rilascio di alcuni degli ostaggi, almeno 50 persone, trattenuti nella Striscia, riferisce Channel 12 che cita un funzionario israeliano di alto livello, secondo il quale restano da definire dettagli tecnici.
Si tratta di notizie che arrivano dopo che su Telegram il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha fatto sapere che “siamo vicini a un accordo su una tregua”. In precedenza era stato Izzat el Reshiq a spiegare ad Al Jazeera che “l’atteso accordo includerà il rilascio di donne e bambini israeliani tenuti in ostaggio in cambio del rilascio di bambini e donne palestinesi nelle prigioni dell’occupazione”. I dettagli dell’intesa verranno annunciati da funzionari del Qatar “nel giro di ore”. L’accordo ormai vicino prevederebbe una tregua temporanea entro la quale fare arrivare aiuti alla Striscia di Gaza. El Reshiq ha quindi accusato Israele di cercare di dettare i termini dell’intesa pur continuando ad attaccare Gaza al fine di “spezzare la resistenza”. “Questo non accadrà”, ha aggiunto.
Almeno tre persone sarebbero state uccise in bombardamenti israeliani contro il sud del Libano. Secondo l’agenzia libanese Nna, “l’incessante bombardamento israeliano contro la zona di Tayr Harfa (nei pressi di Tiro) ha portato all’uccisione della corrispondente del canale Al-Mayadeen, Farah Omar, del cameraman, Rabie Al-Maamari, e di un civile, Hussein Aqeel, autista dei giornalisti”.
E al-Mayadeen, ritenuta vicina agli Hezbollah libanesi, ha accusato Israele per l’uccisione della sua corrispondente e del cameraman in un “raid aereo israeliano” nella zona di Tayr Harfa. Secondo la tv, i due avevano “appena finito una diretta alle 10 ora locale per dare aggiornamenti sui bombardamenti israeliani nel sud del Libano”. In precedenza la stessa Nna aveva accusato Israele per l’uccisione di una donna di 80 anni in attacchi contro “case abitate a Kfar Kila”. “Questo attacco dimostra ancora una volta che non ci sono limiti ai crimini israeliani e che il loro obiettivo è mettere a tacere i media che ne denunciano crimini e attacchi”, le parole del premier uscente libanese, Najib Miqati. Gli Hezbollah libanesi “condannano” l’uccisione di reporter di al-Mayadeen nel sud del Libano, che – affermano – “non resterà senza risposta” così come l’uccisione di altri cittadini nel Paese.
Ne frattempo le Forze di difesa israeliana (Idf) hanno accerchiato il campo profughi palestinese di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza. L’operazione viene condotta dalla 162esima Divisione, spiega l’Idf, affermando che si sta preparando il campo di battaglia e prendendo di mira obiettivi terroristici con il sostegno di aerei da combattimento e di droni. Durante l’operazione, spiega l’Idf in una nota, i militari israeliani hanno ”distrutto gli ingressi di tre tunnel nella zona di Jabaliya dove i terroristi si erano nascosti”.
Nelle ultime 24 ore i caccia israeliani hanno attaccato circa 250 obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza. Ad annunciarlo sono state le Forze di difesa israeliane, precisando di aver colpito miliziani, postazioni lanciamissili ed altre infrastrutture. Un elicottero da combattimento ha attaccato una postazione per il lancio di razzi a partire dalla quale è stato sferrato la scorsa notte l’attacco in direzione della regione centrale israeliana di Gush Dan. L’esercito ha detto di aver trovato le prove a conferma della presenza di armi all’interno delle abitazioni nella Striscia di Gaza, parlando tra l’altro di “un missile anticarro nascosto sotto la culla di un bambino”. A riferirne è ‘Ha’aretz’.
I miliziani libanesi di Hezbollah hanno rivendicato l’attacco che ha colpito un’abitazione usata dai militari israeliani a Metulla, nel nord di Israele. L’attacco è stato una rappresaglia per le operazioni militari israeliane contro le abitazioni nei villaggi libanesi meridionali al confine con Israele. Negli ultimi giorni Hezbollah ha intensificato il numero di attacchi contro postazioni militari israeliane lungo la frontiera, con una media, secondo l’emittente Al Jazeera che riporta la notizia della rivendicazione, di circa 10 al giorno.
Cinque palestinesi sono rimasti feriti in scontri con le Forze della sicurezza israeliana (Idf) nel campo profughi di Belata a est di Nablus, in Cisgiordania. Lo afferma la Mezzaluna Rossa palestinese, spiegando che tra i feriti c’è anche un diciassettenne raggiunto al petto da un colpo d’arma da fuoco. Il ragazzo è stato trasferito nell’ospedale di Rafidia per ricevere le cure necessarie.