Compatta, rocciosa, combattiva. Un blocco unito, unito verso la stessa direzione. Tornare grandi insieme, continuità assoluta, necessaria passo dopo passo per tornare prima in Champions League e sognare di arrivare fino in fondo, contendere fino alla fine lo Scudetto all’Inter. In un calcio tutt’altro che veloce come la Serie A, compattezza e corto muso possono ampiamente fare la differenza: dopo due anni complicatissimi, chi ha tenuto la baracca ha resistito e adesso sta ricostruendo, eccome. Max Allegri, ancora una volta lassù. La Juve batte pure il Napoli, una vittoria che sa tantissimo di cambiamento d’orizzonti lassù: campioni d’Italia a meno dodici, relegati nelle loro difficoltà adesso a lottare al massimo per un posto in Champions. La Juve c’è e controscavalca ancora momentaneamente l’Inter, chiamata a rispondere stasera a San Siro con l’Udinese. A decidere una sfida equilibratissima ancora una volta in piena ripresa la torre Gatti, iconografia di questa Juve operaia e combattiva. Storia splendida: classe operaia in paradiso. Una vittoria che sa dunque di passaggio del testimone, da chi ha vinto lo Scudetto e chi combatterà per vincerlo. Siamo giunti quasi a metà stagione e la Juve non molla un centimetro. Sono segnali, eccome. Dall’altra parte un Napoli che deve ritrovar quantomeno alcune delle certezze dello scorso anno: difficile esser brillanti e spavaldi come sei mesi fa, Mazzarri d’altronde è tutt’altro, il tecnico deve lavorar su compattezza, equilibri, ridare alla squadra una parvenza di sistemi veri, su cui costruire un campionato in grado di riportare il club quantomeno tra le prime quattro posizioni. Annata di transizione, si sapeva, ma ADL chiede solo questo: la Champions League. All’esperienza di Mazzarri il compito di sistemare e ripartire.
