E forse non sussisteva davvero modo migliore per definirlo. Rombo di Tuono, leggendaria citazione e definizione di un poeta del giornalismo italiano come Gianni Brera, per un calciatore altrettanto leggendario, straordinario, generazionale, come Gigi Riva. S’è spento Gigi Riva. La notizia agghiacciante arriva nella notte di un freddo lunedì sera di gennaio. Il calcio italiano perde una sua bandiera. Iconografia. Iconografia azzurra. Re di Sardegna. Campione d’Italia, capitano e trascinatore del Cagliari del 1970. Rombo di Tuono per quella inimitabile forza e potenza abbinata ad una classe realizzativa d’esecutiva capostipite dei centravanti dei decenni successivi. Miglior marcatore di tutti i tempi della storia della nazionale azzurra, istituzione di Coverciano, di cui è stato dirigente, delegato, ambasciatore. Figura di riferimento per tutti i calciatori italiani che hanno avuto il privilegio di indossare l’azzurro. Idolo di generazioni, simbolo dei Quattro Mori e di una regione. Classe ed eleganza in campo rispecchiati negli stessi valori all’esterno del rettangolo di gioco. Se ne va a 79 anni. Domenica nella sua abitazione era stato colpito da un malore. Ricoverato 48 ore, finché non c’è stato più nulla da fare. Addio Gigi, uno dei più grandi.

