Alla fine il tempo è stato galantuomo. E ha narrato la storia più bella che potesse regalare. La Costa d’Avorio ha vinto la terza Coppa d’Africa della sua storia dopo l’edizione 1992 e quella 2015: l’ha fatto in rimonta, ribaltando il vantaggio Nigeria firmato Troost Ekong, pareggia un’altra vecchia conoscenza del nostro calcio come Kessie in piena ripresa, firma il sorpasso proprio al tramonto del match il centravanti Haller a cui anni fa fu diagnosticata la malattia del cancro. Meravigliosamente guarito, le divinità calcistiche dovevano riconsegnare qualcosa e gli hanno permesso di scrivere il suo momento più bello della sua carriera, quella di spedire in paradiso il suo paese col gol decisivo che consegna la Coppa alla sua nazione. Tra gli “italiani” trionfa N’dicka, centrale della Roma, votato miglior difensore della competizione. Piange Lookman e piange invece soprattutto Osimhen, che vede sfumare proprio al fotofinish il sogno della sua Nigeria, uno dei più grandi sogni della sua carriera. Tornerà a Napoli dove cercherà di chiudere serenamente la stagione, troverà un ambiente differente da quello che almeno riabbraccerà Lookman nella sua Bergamo, tra creazione Gasp e un’Atalanta che vola sognante prossima Champions. La finalina invece, quella che decretava chi sarebbe salito sul gradino più basso del podio, va al Sudafrica che ha sconfitto ai rigori la favola più bella della competizione, la Repubblica Democratica del Congo.RispondiInoltraAggiungi reazione