Desertificazione bancaria: quasi 3,5 milioni di italiani non hanno una filiale nel proprio comune
Economia e Lavoro
16 Febbraio 2024
Desertificazione bancaria: quasi 3,5 milioni di italiani non hanno una filiale nel proprio comune

Solo nel 2023 sono stati chiusi 823 sportelli. Ma dagli Stati Uniti potrebbe arrivare un’inversione di tendenza 

 

di Marco Gubetti

 

Nei giorni scorsi è uscito il report stilato dall’Osservatorio della First Cisl sul fenomeno della desertificazione bancaria. Lo studio rivela una situazione sul territorio sempre più preoccupante con una diminuzione degli sportelli che non accenna diminuire: nel 2023 in Italia sono state chiuse 823 filiali e ora ben 3.300 comuni (circa il 40% dei totale) è rimasto senza una banca all’interno del proprio territorio, con quasi 3,4 milioni di persone che non hanno più uno sportello al quale rivolgersi. Altri 6 milioni circa sono poi gli italiani che hanno una sola filiale all’interno del proprio comune. Un quadro sconfortante che ha alla base una ricerca spasmodica del taglio dei costi da parte dei banchieri che rischia però nel medio periodo di trasformarsi in un boomerang per gli stessi istituti di credito. Il pericolo è che si inneschi un circolo vizioso, perché se le banche lasciano scoperto un territorio, diventa molto più difficile che in quell’area possano decidere di aprire piccole imprese e attività commerciali. La notizia della scorsa settimana è che le banche italiane attendono per il 2023 – l’anno tra l’altro della tassa sugli extraprofitti ‒ un utile superiore ai 40 miliardi. Dunque, gli istituti sono riusciti a operare una ristrutturazione decisamente efficace e oggi sono molto più robusti rispetto a quello accade per le banche francesi e soprattutto per quelle tedesche: le risorse per cominciare a riavvicinarsi al territorio e ai clienti ci sarebbero. Il fenomeno della desertificazione bancaria va avanti ormai da parecchi anni e rischia di depauperare il territorio in modo irreversibile. Da una ricerca effettuata dalla Uilca si evince che addirittura un 13% di cittadini intervistati ha risposto di aver cambiato residenza proprio per la mancanza di sportelli bancari nel Comune dal quale hanno deciso di spostarsi. Addirittura, dunque, il pericolo è quello di passare dall’impoverimento e allo spopolamento vero e proprio. La mancanza di una filiale dove potersi recare fisicamente per discutere con un esperto dei propri crediti e dei propri risparmi finisce inevitabilmente per sfavorire in modo più sensibile i cittadini meno evoluti da un punto di vista digitale ‒ come per esempio gli anziani che meno hanno confidenza con le nuove tecnologie ‒, ma soprattutto inficia gravemente la possibilità di far crescere il tessuto economico del Paese in maniera armoniosa e organica. La prospettiva è quella di un’asimmetria sempre più marcata tra i grandi centri urbani e le provincia profonda dove spesso in passato sono nate e hanno prosperato tante piccole, piccolissime e anche medie imprese che hanno costituito per decenni la spina dorsale della nostra economia e che sono stati la nostra vera freccia all’arco in più rispetto ad altri paesi. Insomma sempre meno banche, e quelle poche che restano sono sempre più banche d’affari e sempre meno di investimento. Con il rischio, tra l’altro, di dare spazio al fenomeno dell’usura, specialmente in certe zone del Paese. Quella dei banchieri sembra essere una visione miope, che non guarda al lungi periodo e che trae origine dalla scelta di togliere la distinzione netta tra banche di investimento e banche d’affari  che fu compita per la prima volta negli Stati Uniti dalla Presidenza Clinton a metà anni Novanta e che in circa trent’anni, espandendosi in tutto l’Occidente, ha causato problemi all’economia al di qua e al di là dell’Atlantico. A questo proposito la notizia è che forse, proprio dall’America potrebbe finalmente arrivare l’inversione di tendenza. Negli Stati Uniti due colossi bancari come la Jp Morgan e la Bank of America stanno ricominciando gradualmente ad aprire centinaia di filiali in tutti gli Stati Usa e sembrano intenzionati a continuare a farlo anche nei prossimi anni. Si tratta di un segnale importante e la speranza è che venga presto colto dal governo italiano, magari approntando una legge nazionale che aiuti le banche – e in particolare quelle di credito cooperativo e le casse rurali – a essere maggiormente presenti sul territorio e magari, almeno nelle zone dove la desertificazione bancaria è più estesa, elimini la commissione dai prelievi bancomat.