Il paradosso di vincere un ottavo di finale europeo ma uscirne delusi, senza aver brillanto, tra rimpianti e quanto e come si potesse e si dovesse far qualcosa di più. La notte di San Siro ha raccontato di un Milan vincente, un Milan che ha battuto 4-2 lo Slavia Praga ma che sostanzialmente non ha ancora chiuso pratica e contesto, quella che era la missione preparata a Milanello: chiudere ogni discorso all’interno delle proprie mura amiche per evitare qualsiasi rischio al ritorno, stile Rennes. Così non è stato e soprattutto scatta l’aggravante, vista l’intera ora di gioco passata e vissuta in superiorità numerica. Due leggerezze, due ingenuità, che hanno portato prima al pari, prima al 3-2 in piena ripresa. Nel mezzo i gol di Giroud, la botta di Reijnders, il colpo di testa di Loftus Cheek ed il tap-in di Pulisic, oltre alle propiziatorie giocate di Leao. Tutti potevano far di più. C’è tutta una gara di ritorno apertissima. C’è Praga fra una settimana, ambiente potenzialmente bollente, sicuramente insidioso. La qualificazione non è chiusa, nemmeno ipotecata. Qualche fischio, qualche brusio. E qualche insoddisfazione di troppo. Pioli lo sa. Lo percepisce. E’ sensibile. Ecco perché in sala stampa nel post gara sottolineerà quanto e come questo Milan potesse far di più e soprattutto allerta tutti quando parla della gara di ritorno: “Sono una buona squadra e cambierà il loro canovaccio tattico, non potranno aspettarci, dovranno fare più la partita. E sono pericolosi. Una sfida che dovrà esser preparata bene, dovremo fare grande attenzione”. La verità dunque fra sette giorni, ritorno a Praga, ore 18.45 di giovedì prossimo, 14 marzo. Nel mezzo c’è l’Empoli in campionato: gara insidiosa, Nicola in piena corsa salvezza, squalificato Leao.

