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    1 Aprile 2024
    Siria, raid Israele su Damasco: 6 morti. Iran: colpita zona ambasciata Teheran

    (Adnkronos) – Un raid di Israele contro un sito adiacente all’ambasciata iraniana a Damasco ha provocato la morte di almeno sei persone, rende noto l’agenzia iraniana Tasnim ripresa dal Times of Israel. Il sito sarebbe, secondo altre fonti, il consolato e la residenza dell’ambasciatore iraniano a Damasco.

    Fra le vittime del raid israeliano a Damasco ci sarebbe anche l’alto ufficiale dei Guardiani della rivoluzione Mohammad Reza Zahedi, riferisce al Arabiya citando i media iraniani. L’obiettivo del raid israeliano sarebbe stato, secondo l’emittente pubblica iraniana al-Alam, il consolato iraniano a Damasco che è stato “completamente distrutto”. L’ambasciatore iraniano in Siria e la sua famiglia non sarebbero fra le sei vittime dell’attacco.

    L’Iran promette una risposta “dura” all’attacco, come dice l’ambasciatore iraniano a Damasco, Hossein Akbari. “Risponderemo all’attacco nello stesso modo, al momento giusto e nel luogo giusto”, aggiunge. “Prendere di mira il consolato iraniano è una violazione delle norme internazionali e Israele dovrà sopportarne le ripercussioni”, afferma dal canto suo il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian. “La comunità internazionale deve prendere una posizione ferma contro tali atti criminali”.

    Le forze militari israeliane si sono ritirate dall’ospedale al-Shifa di Gaza. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha descritto l’operazione contro la struttura sanitaria, la principale nella Striscia di Gaza, come un grande successo in cui, grazie a raid “precisi e chirurgici”, ha aggiunto, sono stati uccisi 200 “terroristi” e costretti alla resa in centinaia. Israele sostiene che dopo il primo intervento contro l’ospedale un mese dopo l’inizio della guerra, Hamas ha riposizionato nell’area postazioni di comando e basi per combattere. In particolare, sempre secondo fonti israeliane, postazioni di Hamas erano state organizzate nel Pronto soccorso e nel reparto di ostetricia.

    I residenti di Gaza denunciano la “distruzione totale” dell’ospedale al-Shifa. I soldati israeliani “hanno raso al suolo ogni segno di vita”, ha testimoniato uno di loro, citato dal Guardian. Diversi edifici sono stati incendiati. A terra ci sono ancora cadaveri, due dei quali proprio nel cortile dell’ospedale. Ma alcuni pazienti e medici e paramedici, così come sfollati, si trovano ancora nel complesso.

    Le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato la sorella del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Tel Sheva con l’accusa di incitare e sostenere il terrorismo. Lo hanno riferito i media israeliani e la polizia israeliana, specificando che si tratta di Zebah Abdel Salem Haniyeh, 57 anni. L’operazione, denominata ‘Early Dawn’ è stata congiunta tra polizia e Shin Bet ed è culminata nell’arresto di Haniyeh in un raid mattutino effettuato dalla polizia, dalla polizia di frontiera, dall’Idf e dall’unità aerea della polizia israeliana.

    Più di cento tende sono state montate di fronte al Parlamento a Gerusalemme nel quadro di una azione di protesta di quattro giorni contro il governo di Benjamin Netanyahu e le operazioni nella guerra di Gaza. Decine di migliaia di persone hanno partecipato alla protesta oggi, per il secondo giorno consecutivo. Gli attivisti chiedono le dimissioni del governo, la convocazione di nuove elezioni e un accordo per il rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas.

    Le posizioni di Hamas sono ”ancora troppo distanti” dalla proposta formulata da Israele per arrivare a un accordo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi, così come la scarcerazione dei detenuti palestinesi. Lo ha detto un alto funzionario di Hamas citato da al-Jazeera mentre al Cairo sono ripresi i negoziati mediati dal Qatar e dall’Egitto.

    ”Per ora non si parla di un nuovo round di negoziati”, ha detto l’esponente senior di Hamas, dicendo che i miliziani vogliono ”risposte sul ritiro” delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e sulla ”fine dei combattimenti” nell’enclave. ”Vogliamo anche risposte sulla ricostruzione di Gaza”, ha aggiunto.

    “Elimineremo le brigate di Hamas a Rafah. Non c’è vittoria senza entrare a Rafah, e non c’è vittoria senza eliminare le brigate di Hamas”. Ad affermarlo, secondo quanto riferisce ‘Channel 12’, è stato ieri il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu nel corso di una conferenza stampa a Gerusalemme.

    Alla domanda sul ritardo di un’operazione a Rafah, Netanyahu ha detto che l’imminente incursione non è stata ritardata a causa del Ramadan, della pressione degli Stati Uniti o “per qualsiasi altra esitazione”: “Ci vogliono alcuni preparativi”, spiega. “Non ci vorrà molto tempo. Niente ci fermerà, non la pressione degli Stati Uniti”. Netanyahu dice di aver detto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden che apprezza il sostegno, “ma non ho apprezzato la decisione al Consiglio di sicurezza” di astenersi sul voto sulla risoluzione all’Onu che chiedeva un cessate il fuoco. “Ho pensato che fosse una decisione deplorevole… Ecco perché ho pensato di dover inviare un messaggio chiaro su questo tema”.

    ”Hamas sta collassando dall’interno”. E’ quanto avrebbero dichiarato durante gli interrogatori i miliziani del gruppo catturati dalle Forze di difesa israeliane (Idf), secondo quanto ha affermato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. ”Nelle ultime due settimane, centinaia di terroristi sono stati catturati e quello che dicono è che Hamas sta crollando dall’interno. I prezzi che stanno pagando sono molto alti”, ha detto Gallant. L’arresto degli alti funzionari di Hamas sta portando l’Idf a ”eliminare tutti coloro che sono stati coinvolti negli eventi del 7 ottobre, i funzionari più giovani e quelli più anziani”.