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    6 Aprile 2024
    Il derby di Roma torna tutto giallorosso: zuccata Mancini, urlo DDR

    Era l’ora della Roma. Fa rima. Decisamente meno dopo annate mourinhane, tanti derby persi e dominio Sarri nella stracittadina Capitale. Invece stavolta chi in questo momento storico ne vanta storicamente di più si porta a casa l’intera posta in palio, pesantissima per continuare a rincorrere il proprio obiettivo, la Champions, in un campionato che Uefa e competizioni europee permettendo, favola Bologna o meno, consegneranno alla Serie A anche la qualificazione alla quinta forza domestica per tornare ad ascoltare quella musichetta lì perché, dopo tanti anni di giovedì, Daniele vuol godersi e strameritarsi fino all’ultimo la sua chance, la sua occasione. La missione è quella di riportare Roma e la Roma a riascolare le dolci note, quelle più prestigiose del calcio del Vecchio Continente, quelle del martedì e del mercoledì, quelle del calcio più prestigioso d’Europa, la Champions League. La Roma vince forse la partita più importante della giovane ma promettente era De Rossi e forse ci voleva un vanto romano e romanista per tornare a vincere, dopo tanti anni di logoranti mourinhane sofferenze, il derby della Capitale. E lo fa con una zuccata di uno degli elementi che negli ultimi è maggiormente entrato nei cuori della Curva Sud e della tifoseria giallorossa, quel Gianluca Mancini ormai romanista adottato, vero leader, che stacca alla fine di un primo tempo forse tecnicamente interpretato meglio dalla Lazio di Tudor e sancisce e decreta quello che alla fine diventerà l’1-0 per la Roma, che dopo tanti anni torna per l’appunto a vincere il derby capitolino. Un derby in cui i giallorossi sentono, quantomeno durante la prima frazione, malgrado squadra più forte e migliore come mostra la classifica, la pressione di chi ne ha persi tanti. Di chi s’è sentita dire d’esser squadra inferiore a Bologna, Atalanta e Fiorentina. Per tanti anni da uno dei migliori di sempre ma ormai palesemente sul viale del tramonto. Invece Daniele. Luce, resurrezione. Sui tetti delle dimore e di chi custodisce sentimento giallorosso. La Lazio gioca ma non castiga, non tira. La Roma sì. E segna. E nella ripresa sono proprio i giallorossi a sfiorare il raddoppio. Poi pervade la paura. Da ambo le parti. Ancora classico derby come di mourinhana e sarriana memoriana. Concitazione. Seconde palle. Vibrazioni arbitrali. Poco spettacolo tecnico. Prevale tatticismo. E lì allora DDR supera Tudor e soffrendo la porta a casa. Freddando ogni minima chance nel suo grembo. Cambi: dentro Smalling, si rivede perfino Abraham per tenerla su. E alla fine triplice fischio. La Lazio, nervosa, sbaglia ogni minimo calcio piazzato. Allora esplosione della panchina giallorossa tutta meritatamente intorno a chi col suo DNA ha ricostruito la sua Roma e dimostrato al calcio italiano di rappresentare una culla di grande allenatore, Daniele. Un De Rossi che poi porta egli stesso e tutta la squadra sotto la Curva. Stanotte Roma è romanista. Roma che accorcia sul Bologna e fortifica almeno quel quinto posto che con ogni probabilità sancirà Champions League al termine della stagione italiana. Lazio che in pieni meandri resta dietro, addolorata dall’ennesima deludente pagina della sua stagione, sperando in un imminente futuro che Tudor sarà chiamato a scrivere in maniera completamente differente rispetto al mero presente. Forse l’ultimo derby di Immobile, ancora una volta bocciato all’intervallo. Fa male perché ci vorrebbe più rispetto per le bandiere, ma tal diventa il calcio moderno. La Roma vince il derby e riscatta Lecce. La Roma c’è. Grazie a Daniele. Il derby torna tutto giallorosso.