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    18 Aprile 2024
    Istituzione, DNA, esperienza: così il Bayern ha sentenziato l’Arsenal

    Alla fine ha vinto l’esperienza bavarese. Ha vinto il Bayern. Ha vinto il dna del grande club europeo, malgrado un’annata complicatissima, la prima che ha visto il Leverkusen trionfare nelle terre domestiche e chiudere l’egemonia dopo un decennio di Bundes tutte finite a Monaco di Baviera. La Champions è l’ultima carta per render straordinaria una stagione a tratti disastrosa, che ha visto già l’annuncio da mesi della fine del breve regno Tuchel all’Allianz Arena. Ma il Bayern sa come si preparano queste gare, soprattutto i ritorni in casa. Così come Thomas resta un tecnico esperto, che sa come imbrigliare gioventù. Fisicità, esperienza, compattezza: il Bayern chiude ogni trama dei giovani Arsenal che cadono in piena ripresa giustiziati dall’inserimento aereo di Joshua Kimmich. Dier e De Ligt centrali alla loro miglior gara stagionale, Laimer e Goretska polmoni e sostanza, Neuer supera Buffon e Casillas e diventa il portiere con più porte imbattute della storia della Champions League, Kane si prende la sua ennesima rivincita coi Gunners e lancia bacioni al suo ex popolo, quello degli Spurs.: senza espressione il Bayern sporca la gara e si porta a casa la qualificazione con l‘1-0 del ritorno che completa il 2-2 dell’andata e centra le semifinali di Champions che adesso lo vedranno affrontare il favorito Real Madrid di Ancelotti. Blancos favoriti anche perché stavolta, a dispetto di Lazio e Arsenal, il Bayern giocherà all’Allianz la gara di andata, niente ritorno. Fattore campo decisivo. Per i Gunners prestazione scialba: palleggio sterile, senza tirare, senza colpire. Arteta s’aspettava qualcosa di più, Saka e Martinelli stavolta evanescenti. Havertz gira come un trottola; Trossard e Jesus troppo tardi, qui pizzicata al tecnico. Per i Gunners settimana da incubo: quando ne giocano tre in sette giorni steccano, dopo la sconfitta col Villa e lo scherzetto dell’ex Emery che rischia di costare una Premier, addio pure alla Champions League. Se hanno comunque raggiunto un certo grado di maturità britannica, in Champions fanno più fatica: ennesima sconfitta esterna, come ad Oporto. Prestazione opaca, stavolta decisiva. All’ambizione stavolta corrisponde missione fallita: niente sogno semifinali.