La Roma è stanca. E’ stremata. Lo sanno tutti. Lo sa Daniele De Rossi. Lo sanno i tifosi giallorossi. L’Atalanta al contrario, nonostante la stessa mole di impegni, vanta rosa più lunga, 24/25 calciatori che seguono su misura chi da tempo ha plasmato una squadra dipingendone a pennello i suoi connotati, Gasperini. E da tempo. Quel tempo che dopo otto anni gli ha permesso di ricostruire un nuovo ciclo, giunto, proprio quello nuovo, al suo apice assoluto, tra doppia finale e quinto posto Champions ormai vicinissimo. E stupisce quanto la Dea sia arrivata in uno stato di forma così devastante a maggior ragione a fine stagione, tra mille finalissime, tutti impegni determinanti. E l’Atalanta ha vinto anche lo scontro diretto più importante del suo finale di stagione domestico, in A, ipotecando la Champions, battendo la Roma ormai palesemente sesta forza, volando a +3 e con gli scontri diretti a favore, persino con una gara da recuperare, a due dalla fine. Insomma: stasera se ne sono resi conto tutti all’interno dell’ambiente giallorosso, il quinto posto è sostanzialmente andato. Atalanta che nel suo ambiente e contesto ha saputo risollevare CDK, doppietta e quest’anno finalmente letteralmente esploso, una gara dominata dall’inizio a metà ripresa quando il punteggio sarebbe potuto esser ben più ampio ma la bellezza di questo sport e quella di una Roma tutto cuore che non molla ha saputo riaprire una gara ai punti chiusa, accarezzando addirittura l’idea del pareggio. Così non è stato, non è bastato il rigore della speranza timbrato stavolta Pellegrini: al Gewiss 2-1, niente da dire, meritatissimo. E grande festa sulle note di “Andiamo a Dublino” per il mondo nerazzurro. L’Atalanta vive un momento magico, a tre giorni tra l’altro dalla finale di Coppa Italia con la Juventus. Bianconeri che nonostante l’ennesimo balbettante appuntamento, stavolta quello interno chiuso mestamente 1-1 con la Salernitana, conquistano l’obiettivo minimo che la dirigenza aveva chiesto ad Allegri: la qualificazione alla prossima Coppa dei Campioni, in concomitanza con Bologna, per la quale arriva idem la stessa aritmetica, piazze invase di gioia e rossoblu. Per la Roma tempo di rimboccarsi le maniche, chiudere con serenità la stagione (che in base ai risultati degli ultimi dieci giorni avrebbe potuto descrivere tinte completamente diverse, ma quanto onore e quanto orgoglio, quale impresa derossiana riportare la Roma a giocarsela così fino in fondo su tutti i fronti) e cercare di finire almeno al sesto posto, come ammesso da un DDR lucidissimo, elegante come sempre, nel post gara. Se dovesse dunque finir fuori dai posti per la prossima Champions, sarebbero altrimenti ancora acque naturali, meno investimenti, sì ma ancora giovedì, giorno della settimana in cui Roma è ormai istituzione, e più tempo per De Rossi per costruire la sua, veramente sua, stavolta sua, Roma del futuro.

