Una delle personalità più discusse e contestate degli ultimi anni del Bel Paese. E nemmeno si parla di politica. Max Allegri conquista la sua rivincita più grande, batte la lanciatissima Atalanta di Gasperini, proietta la Juve tra mille coriandoli di coriandoli, riporta i bianconeri a sollevare dopo anni travagliati l’ennesimo trofeo e diventa il tecnico italiano ad aver sollevato più Coppa Italia della storia della competizione. Ed è la 15° della storia juventina, anche qui la prima della classe, 1-0 firmato Vlahovic (un altro dei più discussi ma una delle punte più forti del nostro calcio, ndr) dopo pochi minuti, poi muro, ritmo, esperienza, cuore a battere chi è arrivato ricostruendo (e brillantemente) fin qui come Gasperini: le finali sono finali, per Gasp la terza su tre consecutiva, non proprio miglior iniezione direzione Dublino. Ha vinto la squadra più contestata contro quella, giustamente risultati alla mano, più esaltata. Ed all’Olimpico di Roma coriandoli bianconeri. Per un Allegri scorso anno in piena transizione societaria qualcuno che ha funto da Presidente, direttore, allenatore. Il suo ritorno alla Continassa, spesso e volentieri contestato dagli amanti dell’espressione, si chiude con una Coppa Italia e un terzo/quarto posto che significa qualificazione Champions richiesta dal club, obiettivo realizzato. E ancora una volta, nonostante un calcio evidentemente in evoluzione, al buon Max non si può recriminar nulla. Per chi non si lamenta, per chi non cerca alibi, per chi ascolta senza rispondere. Espulso nel finale, s’è goduto la festa. Una Curva Sud, quella dell’Olimpico di Roma, tutta bianconera. Sciarpata. Notte più bella dopo anni turbolenti. La Juve ha vinto. E pure Allegri, ancora.

