Il ritorno del vero Berrettini: il ruggito di Gstaad, ecco cosa significa il trionfo allo Swiss Open
Sport
22 Luglio 2024
Il ritorno del vero Berrettini: il ruggito di Gstaad, ecco cosa significa il trionfo allo Swiss Open

S’è capito. Svizzera è casa sua. Una delle sue dimore tennistiche. Matteo Berrettini c’è, eccome. E questi potenzialmente rappresentano il minimo, per i suoi livelli. Ma dopo una dose di infortuni così clamorosa, c’è da festeggiare. Da omaggiarlo e celebrarlo. Avrebbe potuto far più strada a Wimbledon se la sorte lo avesse aiutato un pochettino di più, considerando un sorteggio che l’ha posto immediatamente davanti a Sinner, sin dai primissimi turni. Ma a Gstaad s’è ritrovato, completamente. Quando sta bene, sta bene. E si vede. Matteo ha vinto l’ATP 250 alpino, quell’aria di montagna che lo accarezza, nelle sue movenze, nella sua motivazione. Lo stesso che vinse nel 2018. Sembra quasi la chiusura di un cerchio del destino. Per lui è il nono titolo su circuito, il secondo stagionale, dopo il 250 di Marrakech stesso. Non parteciperà alle Olimpiadi, ma c’è tutto adesso sì per ricostruire la sua carriera e guardare al prossimo futuro con estremo ottimismo. Il piano è chiudere bene l’estate agli US Open, un prestigioso ponte determinante per l’Australia. La vittoria allo Swiss Open, ottenuta strozzando 6-3 e 6-1 in finale il transalpino Quentin Helys, spiega quanto sia stato un successo netto, convincente. Reso ancor più grande dal trionfo in semifinale, la gara più difficile, quella col favorito assoluto della competizione, l’iconografia del tennis greco del momento, un top 10 come Tsitsipas. Una vittoria, quella domenicale, che gli permette non soltanto di portarsi a casa un montepremi come 80mila euro, ma soprattutto gli permette di fare un notevole balzo in avanti in classifica mondiale: adesso sarà ufficialmente in posizione 50 ATP. Pian piano, se mostrerà continuità, l’obiettivo tornerà ad essere Top 30. Un martello, dunque. Anzi, un leone ferito che non ha mai smesso di combattere, col suo corpo e col suo fisico. Un leone ferito, sì, ma leone vero. Vivo, vivissimo.

Tg Giovani – 7/12/2025
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