E sarà straordinariamente storica la medaglia che Jasmine Paolini e Sara Errani riusciranno a consegnare al tennis italiano alle Olimpiadi, una medaglia che mancava, pensate, in termini olimpici, da 100 anni esatti. Da un secondo. Precisamente, come se la Capitale transalpina portasse fortuna nella storia dei destini dello sport azzurro, da Parigi 1924. Errani e Paolini, dopo la splendida performance di ieri, si ripetono in doppio e battendo 24 ore dopo la Gran Bretagna stavolta eliminano nettamente anche le temibili ceche, la coppia composta da Noskova e Muchova, trafitte due set a zero rispettivamente chiusi e dominati 6-3 e 6-2. Comunque vada arriverà dunque almeno la 18° medaglia, dopo la 17° conseguita ancora nel canottaggio venerdì mattina. Arriverà domani, sperando di coronare il sogno di ascoltare l’inno di Mameli sul gradino più alto del podio, che significherà comunque allungare a 28° i giorni a medaglia consecutivi della recente storia olimpica italiana. Jasmine riscatta la delusione della precoce e prematura eliminazione in singolo di inizio settimana; lo fa componendo una squadra formidabile, quella con Sara, un cocktail complementare di gioventù, leggerezza e qualità da una parte, spessore ed esperienza dall’altra. Significa tanto, tantissimo. Perché mostra quanto e come il tennis italiano stia vivendo di questi tempi annate e generazioni letteralmente d’oro. Pur senza Sinner, numero uno al mondo, assente per tonsillite alle Olimpiadi. L‘unica medaglia, pensate, arrivata infatti in questo sport, risale infatti al bronzo di de Morpurgo nel 1924, lui, cresciuto austroungarico fino al 1920, poi al successo col tricolore addosso quattro anni più tardi. Nessuno era mai arrivato a vincere una medaglia olimpica nei 96 anni successivi, nemmeno i più grandi, in singolo o tantomeno in squadra. Jasmine e Sara, straordinarie.