Tempo di raccogliere i frutti di quanto seminato. Perché quel che s’è conseguito è grande, grandissimo. Da record. Ieri la terza medaglia in altrettante edizioni consecutive di Paralimpiadi per Bebe Vio. Perché sì, stavolta non sarà stata la medaglia d’oro per l’atleta paraolimpica più famosa d’Italia, perché per la prima volta in questo caso in semifinale è sconfitta ma non si può sempre vincere, pur per una straordinaria fuoriclasse come lei. E quindi all’alba del giorno dopo è tempo di bilanci che non possono esser nient’altro che comunque e altrettanto straordinariamente positivi. Ancora podio. Dopo l’oro di Rio 2016 e quello di Tokyo 2020. Stavolta è bronzo, ma comunque sempre podio. Ha vinto la finalina per il terzo posto del fioretto categoria B battendo la sudcoreana Cho nettamente: 15-2, gara senza storia. E poi abbracci, emozione. Quel sorriso smagliante di chi ai massimi livelli arriva sempre. E lo fa da protagonista. La storia di un fenomeno che vince anche quando raramente perde. Perché sa rialzarsi, da sempre. Come lei nessuno mai. A Parigi stavolta si registrava tra l’altro un tifoso d’eccezione, un suo caro amico, il cantante Jovanotti, che corre ad abbracciare dopo il successo. Tutto questo al Grand Palais, sempre tempio mai banale, quello delle grandi occasioni, quei riflettori dal solenne fascino transalpino che stavolta hanno illuminato le sue gesta, stellate. Perché questo è un bronzo che la incorona tra le più grandi, infinite e longeve della storia dello sport paraolimpico. E sono proprio questi teatri a render sacre le tue gesta. Lei lo sa, sorride, scherza, con la sua solita autoironica. Strizza l’occhio al contesto, al destino, se lo gode. E l’Italia si gode lei.
Sport
5 Settembre 2024
Non sarà oro, ma è sempre storia: infinita Bebe Vio, bronzo e incoronazione al Grand Palais