Non sono le ore più semplici della sua carriera. Per niente. E dopo un’estate di sofferenza interna, di tensione, per motivi che poi sarebbero usciti fuori in pieno agosto, vecchi incubi tornano a riaffiorare attorno alla figura di Jannik Sinner. Già perché è di stamani la notizia che la Wada, l’agenzia mondiale antidoping, ha fatto ricorso al TAS di Losanna contro l’assoluzione del caso tra il numero uno del tennis e quella maledetta assunzione del Clostebol. Come noto, Sinner è stato assolto. E sembrava che tutto fosse tornato all’ordine naturale delle cose. Sembrava, per l’appunto. Imperfetto indicativo. Assoluzione e ritrovata serenità. Fino a stamani, quindi. Quando prima di scendere in campo a Pechino per l’ATP 500 che con grande freddezza e quella dei grandi campioni l’ha visto rimontare e battere Safiullin per centrare già i quarti, riceveva la notizia del ricorso Wada. Ora, la richiesta è forte: almeno uno o due anni di squalifica. Wada che fa appello nel merito: ciò significa sconfessare la sentenza d’assoluzione in quanto Sinner presumibilmente fosse negligente, a dispetto per l’appunto di una sentenza che ne sottolineava l’inconsapevolezza, nel momento dell’assunzione del Clostebol. Per questo non saranno adesso mesi agevoli. Tornano nubi tremendamente scure all’orizzonte. Senz’altro quelle di un processo o percorso che prima che arrivi una sentenza durerà almeno sei mesi. Sinner a questo punto ed in questo caso potrà regolarmente continuare a giocare, dovrà dimostrare freddezza e maturità, per mantenere uno status da record: quello del migliore al mondo.

