In Inghilterra non si parla d’altro. In copertina non c’è nient’altro che lui. Lui e quel sei, le sei Premier, rivolte al pubblico di Anfield. Più crisi Manchester City che fuga Liverpool in copertina, tanto è forte il personaggio di cui si parla, nonché uno dei migliori allenatori e rivoluzionari della storia, eterna e plurisecolare, di questo sport. Pep Guardiola e le sei Premier, quel rinnovo del contratto che doveva spegnere e sterzare, ma sconfitte e cappotti che proseguono pur dopo la sosta. E fanno rumore, eccome. Perché in otto anni sostanzialmente d’egemonia britannica, in cui alla fine è riuscito quasi sempre a metter alla lunga musetto avanti al “miglior avversario affrontato in carriera” quale il Liverpool di Klopp, stavolta non soltanto i nuovi Reds di Arne Slot viaggiano a vele spiegate in fuga solitaria verso un titolo britannico in estate pronosticato da ben pochi ma soprattutto tempi prettamente contemporanei narrano profonda crisi, rischio sprofondo, possibilità di redenzione sì (per chiudere almeno tra le prime quattro e confermare stazione Champions, ndr) ma soprattutto fine ciclo. Quello dei Walker, Gundogan e De Bruyne, eterni pezzoni stellari del puzzle di Premier su Premier ma Treble, soprattutto. Deve trovare duplice soluzione: la prima per sterzare e chiudere bene la stagione, la seconda per iniziare già a costruire e rivoluzionare futuro dunque, il buon Pep. Tutto questo proprio in futuro minacciato da quella sentenza potenzialmente gravosa che arriverà post processo tuttora in corso sulle 115 presunte violazioni britanniche. Intanto vita e annata, chiaramente e per l’appunto, proseguono. E dicembre rappresenta uno dei mesi più Premier che esistano. Perché i calendari presentano solo una gara internazionale e quarti, per chi ancora dentro la competizione, di Carabao Cup. Ma soprattutto Prem. E turni infrasettimanali, direzione tra l’altro e Boxing Day e forsennato ritmo tra Natale e Capodanno. Intanto, pure stasera, appunto infrasettimanale: altro scontro pesante per un Liverpool comunque a vele spiegate, stavolta a Newcastle, mentre per provare a rialzare un minimo la testa il Manchester City aspetta il Nottingham. Attenzione, gara tutt’altro che da sottovalutare: il Forest di NES, scorbutico e tosto, fino a poche settimane toccava addirittura terzo posto in classifica. Tante grandi in campo stasera: per quanto fuga rossa la Premier è la Premier e resta lunghissima e intrinsecamente impronosticabile, ecco perché tra chi ancora sogna c’è sempre quell’Arsenal che recuperato capitan Odegaard e rilanciato dal pokerissimo in casa Hammers sogna filotto e stasera aspetta il Manchester United all’Emirates. Sarà lo scontro più storico di serata, una serata ricca di campi, emozioni e spettacolo per tutta l’isola, da St James’ a Londra. Primo banco di prova pesante per Amorim, decisamente più agevole quantomeno sulla carta l’impegno di un’altra delle seconde forze come il Chelsea il quel di Southampton. Un turno infrasettimanale partito già ieri col colpo salvezza esterno del Palace ad Ipswich ma soprattutto con la lezione del nuovo Leicester di Van Nisterlooy, che debutto migliore al King Power non poteva certamente sognare, al West Ham di Lopetegui: spagnolo sul lastrico, ormai apertamente contestato anche dai suoi sostenitori. Nelle prossime ore, potenzialmente in chiave esonero, tutt’altro che escluse piccanti novità. L’infrasettimanale britannica si chiude domani: ecco all’altalenante Tottenham di Postecoglou a Bournemouth.


