Un punto che sostanzialmente alla fine non serve a nessuno. Flaminia attendeva la svolta stagionale, quella scintilla che potesse finalmente accendere un campionato fin qui travagliato, considerando l’inizio di stagione disastroso che ha significato un cambio quasi generazionale: fine della pluriennale era Onofri, qualcuno che da quelle parti era diventato una vera e propria istituzione. Allora l’avvento del giovane Abate, un altro conosciutissimo dall’ambiente, giovane allenatore che da calciatore aveva terminato la carriera proprio a Civita Castellana. E ieri il banco di prova era di quelli importanti, un successo in trasferta avrebbe potuto costituire proprio quella luce da cui ripartire e provare a scappare da quelle torbide acque in cui il Flaminia continua proprio a nuotare e navigare. Niente da fare: in Toscana, contro una direttissima concorrente quale il Terranuova Traiana, terzultima forza ad un solo punto di distanza. In Valdarno Abate ed i suoi cercavano la svolta dopo la buona prestazione offerta contro quel Livorno con cui hanno eccome venduto cara la pelle uscendo sì a testa altissima senza raccogliere punti; invece soltanto uno a uno con Ciganda che nel primo tempo risponde di pallonetto a Sacconi, pallonetto che resta però l’unico gioiello di una gara che sfocia nella noia e nei sonniferi di una ripresa tecnicamente spentissima, in cui moralmente come spesso accade a queste latitudini la fanno da padrone tensione e paura, quella paura di non perdere per non pregiudicare o peggiorare condizioni e cammino. Flaminia che sale a quota 14 nel girone E d’Eccellenza, dove resta comunque amaramente penultima della classe. Adesso trasferta sul campo della Sangiovannese, poi in casa col San Donato Tavarnelle: due partite e altrettanti scontri salvezza, racimolar più punti possibili per arrivar a Natale in condizioni quantomeno più serene.

