Uno dei derby di Manchester più singolari e paradossali dell’ultimo decennio ed oltre. Perché mai come forse stavolta nelle ultime ore entrambe arrivano alla stracittadina in grande difficoltà. Più pressione però stavolta palesemente sui padroni di casa, il Man City di Guardiola, che arriva da ben sette sconfitte in nove gare. Più che impressione o sensazione è che qualcosa vada cambiato, Guardiola anche stavolta dovrà trovare il modo per riaccendere, con connotati o interpreti differenti, la fame all’Etihad. Un Etihad, inteso come ambiente nella sua totalità, minacciato da quella sentenza che s’avvicina sempre di più, quella di un processo che prosegue a vele spiegate e che potrebbe significare conseguenze gravi per i prossimi anni del club. Insomma, il momento più complicato, malgrado Pep stesso abbia giurato amore rinnovando ancora contratto per altre due stagioni ponendo fine a qualsiasi voce d’addio. Comunque vada il futuro sarà dunque Guardiola. E comunque vada il futuro dall’altra parte, quella Man United, sarà Ruben Amorim. Lui l’erede di Ten Hag, la next gem dei tecnici portoghesi che soltanto un mese fa ne faceva ben quattro proprio al City in Champions. Domani sarà tutt’altra sfida. Anche lui, ripartito da zero, cerca certezze in un club in pieno caos, transizione, doverosa ricostruzione sotto ogni punto di vista. E già ha potuto ben toccar con mano le croniche difficoltà, interne ed esterne a Carrington, dei Red Devils. Si sfidano quinta e tredicesima, decisamente sorprendente: ribadiamo, mai accaduto nell’ultimo decennio. Fischio d’inizio domenicale alle 17.30; la sera scenderanno invece in campo Chelsea e Tottenham. Spurs in crisi a Southampton, ma fari puntati sui Blues, soprattutto, che a Stamford Bridge col Brentford avranno la possibilità di alimentar ancora di più i propri sogni di gloria e accorciare ancora il gap col Liverpool in vista del serratissimo e folkloristico Christmas period. Già perché all’interno della sedicesima giornata di Premier il sabato ha già narrato risultati sorprendenti. Quasi clamoroso quanto accaduto ad Anfield dove il Liverpool ruggisce con orgoglio, esce imbattuto e quasi la vince pure in casa col Fulham malgrado una gara intera con l’uomo in meno per l’espulsione di Robertson: prima Gakpo poi bentornato Jota per un due a due che incendia la Kop e manifesta a tutti quanto la capolista sia vera, verissima. E non muoia mai, proprio come durante le annate migliori. Ne poteva approfittare l’Arsenal che però sbatte sul muro dell’Everton di Dyche: soltanto reti inviolate e soliti rimpianti per i Gunners. Liverpool a 36, il Chelsea a vele spiegate può salire momentaneamente addirittura a 34, Arsenal che resta indietro a 30. Ricordiamo che la capolista di Slot vanta ancora il derby da recuperare. In chiusura vanno ancora tessute le lodi di una delle realtà più solide di questa prima metà di Premier 24/25: il Nottingham Forest di NES che proprio no, non molla mai e ribalta pure l’Aston Villa, a proposito di realtà importanti e consolidate. Milenkovic ed Elanga nel final fanno esplodere City Ground: Espirito Santo è quarto da solo.


